Nel Gennaio 2006 l'amministrazione Bush decise di esporre, sull'edificio della rappresentanza Usa all’Havana , un’enorme lavagna luminosa con scritte in rosso inneggianti ai diritti umani e con pesanti giudizi sull’operato di Castro, posizionandolo al quinto piano dell’edificio (lungo il malecon dell'Havana), .
Non è la prima volta che questo accadeva.
Già durante le festività natalizie del dicembre 2004, gli Usa avevano “ricordato” a tutti i cittadini cubani che settantacinque oppositori politici, loro connazionali, erano rinchiusi nelle carceri del lider maximo.
Gigante fu in quell’occasione il cartello esposto dalla diplomazia Usa, con un numero 75 ben visibile anche a diverse centinaia di metri di distanza.
Allora la reazione cubana non si fece attendere e Castro ordinò ai suoi uomini di far esporre dei manifesti che ricordassero a tutti le nefandezze dei soldati di Bush lungo le sponde del Tigri e dell’Eufrate.
Le scritte erano più che mai comprensibili: con la parola “fascisti”, una serie di immagini delle torture perpetrate ai danni dei detenuti nelle carceri Usa ad Abu Ghraib.
Da allora i tabelloni luminosi raccontano ai cittadini cubani “dell’esistenza dei diritti umani”.
Fidel Castro decise così di riaffermare la sovranità nazionale sul territorio facendo prima costruire delle barriere per coprirlo, poi montando a sua volta tabelloni anti-americani.
Questo periodo di tensione fu definito "la guerra dei tabelloni".
Oggi gli Stati Uniti hanno spento il tabellone delle news che campeggiava fuori dalla loro missione diplomatica all'Avana e che tanto irritava il governo cubano. Si tratta di un segnale dato dalla Casa Bianca, a dimostrazione dell'impegno dell'amministrazione Obama per migliorare le relazioni con l'isola.
Ian Kelly, il portavoce del dipartimento di Stato Usa, ha detto ieri a Washington che il cartellone è stato spento a giugno.
Kelly ha spiegato che non era «efficace come mezzo per informare i cubani» e, insieme ai contro- cartelloni cubani, «non contribuiva a promuovere una relazione più produttiva».
A sua volta il governo cubano ha smantellato i cartelloni anti-americani.
Non è la prima volta che questo accadeva.
Già durante le festività natalizie del dicembre 2004, gli Usa avevano “ricordato” a tutti i cittadini cubani che settantacinque oppositori politici, loro connazionali, erano rinchiusi nelle carceri del lider maximo.
Gigante fu in quell’occasione il cartello esposto dalla diplomazia Usa, con un numero 75 ben visibile anche a diverse centinaia di metri di distanza.
Allora la reazione cubana non si fece attendere e Castro ordinò ai suoi uomini di far esporre dei manifesti che ricordassero a tutti le nefandezze dei soldati di Bush lungo le sponde del Tigri e dell’Eufrate.
Le scritte erano più che mai comprensibili: con la parola “fascisti”, una serie di immagini delle torture perpetrate ai danni dei detenuti nelle carceri Usa ad Abu Ghraib.
Da allora i tabelloni luminosi raccontano ai cittadini cubani “dell’esistenza dei diritti umani”.
Fidel Castro decise così di riaffermare la sovranità nazionale sul territorio facendo prima costruire delle barriere per coprirlo, poi montando a sua volta tabelloni anti-americani.
Questo periodo di tensione fu definito "la guerra dei tabelloni".
Oggi gli Stati Uniti hanno spento il tabellone delle news che campeggiava fuori dalla loro missione diplomatica all'Avana e che tanto irritava il governo cubano. Si tratta di un segnale dato dalla Casa Bianca, a dimostrazione dell'impegno dell'amministrazione Obama per migliorare le relazioni con l'isola.
Ian Kelly, il portavoce del dipartimento di Stato Usa, ha detto ieri a Washington che il cartellone è stato spento a giugno.
Kelly ha spiegato che non era «efficace come mezzo per informare i cubani» e, insieme ai contro- cartelloni cubani, «non contribuiva a promuovere una relazione più produttiva».
A sua volta il governo cubano ha smantellato i cartelloni anti-americani.
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