10 maggio 2009

La politica di Cuba: per gli USA Cuba meglio del Brasile?

Intelligente analisi sul perchè l'attenzione degli Stati Uniti, e non solo del governo, ma soprattutto delle "teste pensanti" di Washington, è sempre più rivolta verso Cuba, forse più per un significato simbolico che effettivamente politico o economico.

di Moises Naim da L'Espresso
traduzione di Elisabetta Horvat

Meglio Cuba del Brasile?

Il Paese di Lula suscita negli Stati Uniti meno interesse della disastrata isola dei Caraibi.

Non molto tempo fa uno dei più prestigiosi think tank di Washington, la Brookings Institution, ha convocato una riunione sui cambiamenti in atto a Cuba. L'affluenza è stata tale che la sessione ha dovuto essere trasferita in una sala più capiente: tra ricercatori di altri think tank, docenti universitari, militari, giornalisti, parlamentari, funzionari del Dipartimento di Stato e del Tesoro, ambasciatori, la folla era enorme. Pochi giorni dopo lo stesso Istituto ha organizzato un'altra riunione, che al contrario ha destato scarsissimo interesse: i presenti non erano più di una ventina. Su quale tema? Il Brasile.

La conduttrice di uno dei principali telegiornali della sera ha annunciato recentemente un servizio con queste parole: "E ora, per le ultime su Cuba ci trasferiamo a Trinidad". Ma guarda caso, le notizie non riguardavano affatto Cuba, dove non era accaduto nulla di particolare, bensì il 5 Vertice delle Americhe, svoltosi a Trinidad alla presenza di 34 capi di Stato, riuniti per discutere su come mitigare l'impatto della crisi economica sulla regione. L'attenzione era tutta centrata su Barack Obama, Hugo Chávez e. Cuba, unico Paese della regione a essere escluso da questi incontri al vertice, che prevedono solo la partecipazione dei paesi democratici dell'area. Nei loro discorsi, vari presidenti hanno denunciato la lunga serie degli interventi di Washington e gli abusi commessi dagli Stati Uniti in America Latina e nei Caraibi, chiedendo la fine dell'embargo decretato dagli Usa contro Cuba. E postulando inoltre l'ammissione dell'Avana all'Organizzazione degli Stati Americani (Osa), e la sua partecipazione ai Vertici delle Americhe, allo stesso titolo degli altri paesi latinoamericani.

Ma il presidente degli Usa ha giocato d'anticipo, e ha annunciato dieci giorni prima di aver disposto l'eliminazione di una serie di restrizioni, consentendo ai cubani residenti negli Stati Uniti di recarsi in visita a Cuba o di inviare denaro ai propri familiari. Peraltro, già nel corso della sua campagna elettorale Obama aveva promesso di muoversi in direzione dell'eliminazione dell'embargo, e di ristabilire con Cuba relazioni normali - a condizione che anche l'Avana compisse passi concreti per allentare la ferrea repressione tuttora in atto contro gli oppositori.


Anche stavolta, nelle notizie come nei commenti sul Vertice di Trinidad non si è parlato del Brasile. Eppure questo Paese ha un'estensione 80 volte maggiore di Cuba, una piccola isola i cui abitanti sono poco più di un ventesimo di quelli del Brasile, che ne ha ben 200 milioni. L'economia brasiliana, una delle più importanti e dinamiche del mondo, è 31 volte quella cubana. Nel campo del commercio internazionale i dati dello scorso anno indicano 15 miliardi di dollari per Cuba contro 376 miliardi per il Brasile. Infine, quest'ultimo Paese ha un esercito di quasi 400 mila effettivi, contro i 46 mila cubani.

Ovviamente, la spiegazione sta nel fatto che Cuba ha un significato simbolico molto maggiore del Brasile. Fu quella piccola isola, patria della favolosa musica dei Caraibi, ad affrontare l''Impero yankee'. E può vantare leader carismatici come Fidel Castro e il Che Guevara, simbolo della lotta dell'umanesimo socialista contro il materialismo capitalista. In passato ha inviato le sue truppe in altri paesi latinoamericani e in Africa per contribuire alla lotta in favore dei più poveri (oltre che agli interessi del Cremlino - ma questa è un'altra storia). Infine, è il Paese che ha compiuto progressi leggendari nel campo dell'assistenza sanitaria e dell'istruzione estese alla maggioranza. Peccato che molti cubani non hanno esitato a rischiare la vita in mare pur di sfuggire alle privazioni materiali e all'asfissia politica. E che vi si pratichi una sorta di apartheid, vietando alla popolazione di accedere a determinati luoghi riservati agli stranieri, o ai cubani privilegiati.

Frattanto in Brasile è al governo un presidente di sinistra, con un passato di leader sindacale, eletto democraticamente per due mandati, che gode di un livello di popolarità tra i più alti del mondo. Un Paese che ha compiuto i maggiori progressi per ridurre le disuguaglianze. E ha inoltre migliorato la qualità della vita, aprendo a milioni di poveri l'accesso all'istruzione e all'assistenza sanitaria. È uno dei modelli da emulare per i successi conseguiti nella lotta contro l'Aids e l'analfabetismo. Ma evidentemente suscita meno interesse della disastrata isola dei Caraibi.

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