Nel pacchetto 'Omnibus' da 410 miliardi di dollari, approvato dal Congresso, vengono revocate anche alcune restrizioni che riguardano i viaggi a Cuba. Niente di clamoroso ma un primo, piccolo, passo in quella che si sta delineando come una "lunga marcia" della Casa Bianca di Obama nell'affrontare i rapporti con il più longevo nemico nel "cortile di casa" della superpotenza Usa e nel ridiscutere la questione dell'embargo commerciale nei confronti del regime castrista.
Le novità essenziali sono due. 1) I cittadini americani potranno adesso recarsi una volta l'anno a Cuba per visitare i loro familiari e restarci tutto il tempo che desiderano (finora era consentita una sola visita ogni tre anni per un periodo limitato a due settimane). 2) Vengono allentate le attuali restrizioni sull'esportazione di medicinali e di beni alimentari (ma non quelle agricole) verso l'isola.
Niente di clamoroso, se non per chi é direttamente interessato all'argomento, ma certamente un segnale positivo. Il "dossier Cuba" è sul tavolo di Obama da tempo ed anche se pubblicamente la Casa Bianca non intende (e non può per motivi interni) cambiare la politica degli anni passati (di Bush e anche di Clinton) il presidente Usa sembra pronto ad offrire uno spiraglio ai fratelli Castro. Uno degli obiettivi della Casa Bianca é quello di rivedere l'attuale politica nei confronti dell'America Latina.
Il presidente brasiliano Lula - in arrivo alla Casa Bianca il 17 marzo - è pronto a mediare tra l'America e quei paesi (il Venezuela di Chavez in primis) che negli ultimi anni sono diventati insofferenti alle politiche Usa. Il prossimo vertice americano - in programma a metà aprile a Trinidad e Tobago - sarà il banco di prova. Cuba non ci sarà, ma il problema cubano verrà sicuramente posto sul tavolo delle trattative.
Sul fronte interno la Casa Bianca può contare su un alleati importanti. Non è un mistero come nuovi rapporti con Cuba siano chiesti da politici, imprenditori, petrolieri anche di fede repubblicana e alla fine di febbraio un importante documento è stato prodotto dal Congresso. Nel rapporto del Senato - Changing Cuba Policy: In the United States National Interest - non si chiede ancora la fine dell'embargo ma il senatore Dick Lugar, il principale esponente repubblicano della commissione Esteri del Senato, ha pubblicamente ammesso che "dopo 47 anni possiamo dire che l'embargo unilaterale il cui scopo era quello di riportare la democrazia a Cuba è fallito".
Quando uno come Lugar prende una posizione "più a sinistra" di Obama, sostiene Larry Birn, direttore del Council on Hemispheric Affairs, "il presidente non può restare fermo su vecchie posizioni". Tanto più se - come dice l'ultimo sondaggio il 55 per cento dei cubani - americani sono favorevoli alla fine dell'embargo.
Le novità essenziali sono due. 1) I cittadini americani potranno adesso recarsi una volta l'anno a Cuba per visitare i loro familiari e restarci tutto il tempo che desiderano (finora era consentita una sola visita ogni tre anni per un periodo limitato a due settimane). 2) Vengono allentate le attuali restrizioni sull'esportazione di medicinali e di beni alimentari (ma non quelle agricole) verso l'isola.
Niente di clamoroso, se non per chi é direttamente interessato all'argomento, ma certamente un segnale positivo. Il "dossier Cuba" è sul tavolo di Obama da tempo ed anche se pubblicamente la Casa Bianca non intende (e non può per motivi interni) cambiare la politica degli anni passati (di Bush e anche di Clinton) il presidente Usa sembra pronto ad offrire uno spiraglio ai fratelli Castro. Uno degli obiettivi della Casa Bianca é quello di rivedere l'attuale politica nei confronti dell'America Latina.
Il presidente brasiliano Lula - in arrivo alla Casa Bianca il 17 marzo - è pronto a mediare tra l'America e quei paesi (il Venezuela di Chavez in primis) che negli ultimi anni sono diventati insofferenti alle politiche Usa. Il prossimo vertice americano - in programma a metà aprile a Trinidad e Tobago - sarà il banco di prova. Cuba non ci sarà, ma il problema cubano verrà sicuramente posto sul tavolo delle trattative.
Sul fronte interno la Casa Bianca può contare su un alleati importanti. Non è un mistero come nuovi rapporti con Cuba siano chiesti da politici, imprenditori, petrolieri anche di fede repubblicana e alla fine di febbraio un importante documento è stato prodotto dal Congresso. Nel rapporto del Senato - Changing Cuba Policy: In the United States National Interest - non si chiede ancora la fine dell'embargo ma il senatore Dick Lugar, il principale esponente repubblicano della commissione Esteri del Senato, ha pubblicamente ammesso che "dopo 47 anni possiamo dire che l'embargo unilaterale il cui scopo era quello di riportare la democrazia a Cuba è fallito".
Quando uno come Lugar prende una posizione "più a sinistra" di Obama, sostiene Larry Birn, direttore del Council on Hemispheric Affairs, "il presidente non può restare fermo su vecchie posizioni". Tanto più se - come dice l'ultimo sondaggio il 55 per cento dei cubani - americani sono favorevoli alla fine dell'embargo.
1 commento:
niente di clamoroso, forse è vero, ma si spera che il cambio di guardia alla presidenza americana, apra un nuovo capitolo, anche se i passi saranno lenti!Io credo che Obama cambierà il corso della storia americana ed estera, non so se è solo un mio pensiero positivo, ma se così non fosse sarebbe tremendo!
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