06 febbraio 2009

Vivere a Cuba, Yoani: endofobia

da Generaciòn Y traduzione di Gordiano Lupi


Il rifiuto del diverso e del forestiero, presenta un aspetto contrario che è ugualmente discriminatorio e umiliante. Sto parlando della strana endofobia che si concretizza con l’esclusione di un proprio simile, con il negare uguali diritti ai propri compatrioti, fenomeno all’ordine del giorno per le strade di quest’Isola. A Santiago di Cuba mi sono resa conto che i cittadini non potevano sfruttare gli stessi servizi messi a disposizione dei turisti stranieri.


Un moderno ufficio dell’impresa di telecomunicazioni ETECSA è situato a un angolo del Parco Céspedes e permette di inviare fax e collegarsi a Internet. Fin qui tutto bene, ma puoi accedere a Internet solo se riesci a provare che non sei nato a Cuba o che risiedi, da almeno dieci anni, a cento chilometri da questo paese. Me ne sono resa conto all’ingresso, dalle espressioni interrogative dei dipendenti che osservavano i miei vestiti, per accertare se ero straniera o una semplice cittadina.


Ormai sono allenata a escogitare stratagemmi per ottenere quel che voglio, perciò mi sono messa a parlare un miscuglio scorretto di inglese e tedesco, per acquistare una carta prepagata e accedere alla rete.

Ho inviato il post di domenica scorsa da quella postazione e contemporaneamente ho visto impedire il collegamento a diversi cubani che entravano. Gli impiegati non spiegavano i motivi del divieto, ma si limitavano a dire: “l’accesso è riservato ai turisti” e impedivano che i miei concittadini sedessero davanti ai computer vuoti, in fondo al salone.


Uno dei cubani, evidentemente contrariato, si è messo a protestare. Ha detto una frase tipo “questa è una mancanza di rispetto” e io, che non ho potuto continuare a fingermi tedesca, ho fatto un piccolo appunto: “questa è un’altra mancanza di rispetto, una delle tante, ma l’elenco sarebbe lungo”. Un minuto dopo mi hanno intimato di abbandonare il locale. In ogni caso avevo ottenuto il mio scopo. Ero riuscita a pubblicare il mio testo su questo spazio esteso dove nessuno mi costringe a esibire il passaporto.

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