Il passato 10 Febbario, mio marito Oscar Gonzalez Ulloa, è stato interrogato dalla polizia politica, il regime le chiama "interviste".
Lunedì 9 Febbraio alle 22:30, mio marito, ingegnere elettromeccanico, legato alla navigazione marittima da venti anni, ha ricevuto una telefonata: era citato dalla "Selecmar", la compagnia dove era impiegato, perchè si presentasse la mattina seguente alle 9:00 all'ufficio del vice direttore delle operazioni, per una riunione di lavoro.
Anche se la tarda ora poteva farci dubitare, una visita medica, in vista della sua prossima partenza in mare, sarebbe stata plausibile.
Non sapevamo che era già tutto preparato per la rappresentazione di questi artefici della menzogna e dell'inganno.
Lo scenario è stato l'ufficio del vice direttore. Gli attori due ufficiali della Sicurezza di Stato (uno "buono" conciliatore, colloquiale, quasi amoroso, l'altro "cattivo", silenzioso, truce, severo).
Il copione era quello di sempre:
"sappiamo di tua moglie, delle persone con le quali si riunisce, che la tua auto è stata utilizzata per trasportare contro-rivoluzionari e documenti, non permettiamo niente che possa attentare alla sicurezza di Stato... etc".
Una "intervista" zeppa di minacce non velate, come quella del licenziamento ("ti piace il tuo lavoro, Oscarito? Sei sempre stato un bravo professionista...") di domande mirate a risvegliare il suo orgoglio machista ("sei tu il capo famiglia, non ce l'abbiamo con tua moglie... però questa Yoani e il gruppo che frequenta") di suggerimenti per fargli pensare che io lo stia ingannando ("credi di conoscere tutto?...").
E alla fina come stoccata decisiva , la domanda più infame: "e tuo figlio?..." una minaccia diretta a nostro figlio minore, di 20 anni, studente, completamente estraneo all'attivismo politico e interamente dedito ai suoi studi e alla sua passione , la musica.
Una sfacciata dimostrazione del disprezzo per i valori famigliari da parte di questo sistema, di quei valori che dovrebbero essere invece un punto fermo del socialismo cubano.
Ho l'enorme soddisfazione di dichiarare che mio marito non ha ceduto, che si è rifiutato di "collaborare", che ha manifestato il suo rispetto nei miei confronti e per quello che faccio, che ha difeso punto per punto le sue verità (che sono anche le mie) a rischio della perdita del suo lavoro, che è stato per anni l'unica fonte relativamente sicura del nostro sostegno famigliare, e di altre rappresaglie.
Sino ad oggi non c'erano state molestie dirette a me o alla mia famiglia. Il 10 Febbraio ha marcato il passaggio da quello che era un controllo "indiretto" con domande ai vicini e dal CDR, alla fase di azione diretta con il facile slogan: "chi non stà con me è contro di me", e qualunque scusa è buona per annullarti.
Mio marito è stato interrogato per l'unico e terribile delitto di esserlo: da quasi 27 anni sta dormendo con il nemico.
Rendo pubblico questo fatto per denunciare la codardia di una dittatura che non dubita nell'esercitare il suo potere assoluto contro cittadini liberi pensatori e contro le loro famiglie, un governo che si nasconde ipocritamente per minacciare, che mente per condannare, che applica rappresaglie e che ha dimostrato per ben mezzo secolo gli eccessi ai quali può arrivare.
Dichiaro anche pubblicamente che non tacerò le mie verità e difenderò fino alle ultime conseguenze il mio diritto ad affermarle, che non partecipo a nessuna azione illegale e che seguo la Costituzione vigente, che sono una persona libera e continuerò ad esserlo a dispetto di qualsiasi azione che decidano di intraprendere successivamente. Da oggi considero responsabile la dittatura cubana e i suoi apparati repressivi per qualunque danno o pregiudizio che da oggi in avanti io o qualunque membro della mia famiglia possa soffrire.
Lunedì 9 Febbraio alle 22:30, mio marito, ingegnere elettromeccanico, legato alla navigazione marittima da venti anni, ha ricevuto una telefonata: era citato dalla "Selecmar", la compagnia dove era impiegato, perchè si presentasse la mattina seguente alle 9:00 all'ufficio del vice direttore delle operazioni, per una riunione di lavoro.
Anche se la tarda ora poteva farci dubitare, una visita medica, in vista della sua prossima partenza in mare, sarebbe stata plausibile.
Non sapevamo che era già tutto preparato per la rappresentazione di questi artefici della menzogna e dell'inganno.
Lo scenario è stato l'ufficio del vice direttore. Gli attori due ufficiali della Sicurezza di Stato (uno "buono" conciliatore, colloquiale, quasi amoroso, l'altro "cattivo", silenzioso, truce, severo).
Il copione era quello di sempre:
"sappiamo di tua moglie, delle persone con le quali si riunisce, che la tua auto è stata utilizzata per trasportare contro-rivoluzionari e documenti, non permettiamo niente che possa attentare alla sicurezza di Stato... etc".
Una "intervista" zeppa di minacce non velate, come quella del licenziamento ("ti piace il tuo lavoro, Oscarito? Sei sempre stato un bravo professionista...") di domande mirate a risvegliare il suo orgoglio machista ("sei tu il capo famiglia, non ce l'abbiamo con tua moglie... però questa Yoani e il gruppo che frequenta") di suggerimenti per fargli pensare che io lo stia ingannando ("credi di conoscere tutto?...").
E alla fina come stoccata decisiva , la domanda più infame: "e tuo figlio?..." una minaccia diretta a nostro figlio minore, di 20 anni, studente, completamente estraneo all'attivismo politico e interamente dedito ai suoi studi e alla sua passione , la musica.
Una sfacciata dimostrazione del disprezzo per i valori famigliari da parte di questo sistema, di quei valori che dovrebbero essere invece un punto fermo del socialismo cubano.
Ho l'enorme soddisfazione di dichiarare che mio marito non ha ceduto, che si è rifiutato di "collaborare", che ha manifestato il suo rispetto nei miei confronti e per quello che faccio, che ha difeso punto per punto le sue verità (che sono anche le mie) a rischio della perdita del suo lavoro, che è stato per anni l'unica fonte relativamente sicura del nostro sostegno famigliare, e di altre rappresaglie.
Sino ad oggi non c'erano state molestie dirette a me o alla mia famiglia. Il 10 Febbraio ha marcato il passaggio da quello che era un controllo "indiretto" con domande ai vicini e dal CDR, alla fase di azione diretta con il facile slogan: "chi non stà con me è contro di me", e qualunque scusa è buona per annullarti.
Mio marito è stato interrogato per l'unico e terribile delitto di esserlo: da quasi 27 anni sta dormendo con il nemico.
Rendo pubblico questo fatto per denunciare la codardia di una dittatura che non dubita nell'esercitare il suo potere assoluto contro cittadini liberi pensatori e contro le loro famiglie, un governo che si nasconde ipocritamente per minacciare, che mente per condannare, che applica rappresaglie e che ha dimostrato per ben mezzo secolo gli eccessi ai quali può arrivare.
Dichiaro anche pubblicamente che non tacerò le mie verità e difenderò fino alle ultime conseguenze il mio diritto ad affermarle, che non partecipo a nessuna azione illegale e che seguo la Costituzione vigente, che sono una persona libera e continuerò ad esserlo a dispetto di qualsiasi azione che decidano di intraprendere successivamente. Da oggi considero responsabile la dittatura cubana e i suoi apparati repressivi per qualunque danno o pregiudizio che da oggi in avanti io o qualunque membro della mia famiglia possa soffrire.
1 commento:
lo ho visto adesso,,,
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