Credo che i manifesti e i cartelloni poltici hanno sorpassato da tempo la linea dell'assurdo semantico. Però questo ultimo aggettivo "pujante", "che spinge" mi ha lasciato con la bocca aperta.
La prima volta che ho visto una di queste bandiere (adesso ne hanno messe su tutta la calle 23) e ho letto "che spinge" mi sono immaginata una donna che sta partorendo con un dolore tremendo e da allora ogni volta che leggo questa parolina non posso togliermi questa idea dalla testa.
E' ancora peggio quando leggo la frase completa "La Rivoluzione che spinge". Non riesco nemmeno a cercare di spiegare la sgradevole immagine che si forma nel mio cervello, dove non è una donna quella che partorisce, ma tutta una Cuba povera sudata che spinge incessantemente per partorire questa enorme rivoluzione che non riesce ad uscire dal suo ventre una volte per tutte.
Mi domando chi sono quelli che stanno facendo questi cartelli, quanto li stanno pagando. A volte arrivo a credere che lo fanno deliberatamente, che le mostruose metafore vogliano farci leggere tra le righe, in modo da farci sorridere dentro perchè sappiamo che loro, i disegnatori e i pubblicitari della "spingente" (da ora la chiamerò così), stanno solamente facendo il loro lavoro perchè è questo quello che dà loro i fagioli.
Nessun commento:
Posta un commento