Ogni giorno prendo il P4 (linea di autobus dell’Havana), diverse volte. Ho seri problemi quando le persone mi dicono che gli autobus sono “buoni“. La scorsa settimana, proveniente dal “Nautico” verso il “Vedado” (quartieri dell’Havana) alle 10 e ½ della mattina, con l'autobus che sta per esplodere e anche se cercavo di restare fredda, ho avuto uno dei miei momenti di puro odio, come li chiamo io, che fortunatamente è passato velocemente.
Non sono riuscita a superare il primo metro dalla porta, perché non c’entravo (peso 110 libbre) e tutti intorno a me senza fiato cercavano di trovare un comfort all'interno della marea umana. Un vecchio mi ha messo una mano sulla natica, e sotto la mia protesta a gran voce per tutto l’autobus la ritirò senza neanche dissimulare.
Quelli che sono seduti, in generale, non si spostano mai: sono abituata a vedere le persone anziane e i disabili cercando invano di raggiungere il posto a loro destinato, quasi quattro metri dalla porta di ingresso.
Ma so che qui l'assurdo non è mai troppo, per stare in pace con tutti, anche con i più pusillanimi, tutti i sedili per portatori di handicap e donne in gravidanza questo giorno erano già tutti occupati. Una vecchia donna accanto a me, gridava a sua figlia, dall'altro lato del bus, che si era seduta, che le avevano dato un posto, e il dialogo ad alta voce provocava un sacco di divertimento per la donna seduta di fronte a noi, si spanciava dal ridere di questa situazione con suo marito.
Ad un certo momento sale una vecchia donna cieca, che gridava impotente di voler raggiungere un posto, nella confusione le si sfonda la cartella e comincia a dare bastonate intorno a lei, mentre la gente non potendo muoversi riceve i colpi e grida; l’autista non si muove, quello che gli interessa è che tutti mettano 1 peso nel salvadanaio, che già si trova abbastanza male con un paio di nuove leggi che sono molto dure. Infine, l'anziana signora scompare dal mio campo visivo, una donna dice che ci trattano come bovini, nessuno ha risposto.
Penso che alla fine si stia abbassando la pressione, invece no, un cieco che è seduto su uno dei sedili attaccati alla porta d‘entrata, decide che è meglio uscire da questa porta, perché è più vicina, inutile dirgli che non è adatta. L'autobus si avvia e lui già isterico perché ha superato la sua fermata, ridistribuisce una seconda dose di bastonate. L’autista ferma il bus e cercano di farlo scendere, non so bene, perché poi si misero tutti a ridere a squarcia gola... E io trattenevo la voglia di piangere a stento.
Finalmente vedo il mio amato 12 e 23, (la sua fermata). Quasi mi alzo verticalmente fino alla seconda porta, mentre spero che si apra l'uscita al paradiso, sento che una donna grassa seduta racconta ad un calvo di fronte a lei: questo, non so che cos‘ha, va in giro con la carta di limitato fisico, sta sempre seduto, ma io vedo che non ha niente ...
Quasi le vomito in faccia, e se non fosse perché scrivo così male, chiunque sarebbe convinto che (questo) è un racconto inedito di Kafka.
Non sono riuscita a superare il primo metro dalla porta, perché non c’entravo (peso 110 libbre) e tutti intorno a me senza fiato cercavano di trovare un comfort all'interno della marea umana. Un vecchio mi ha messo una mano sulla natica, e sotto la mia protesta a gran voce per tutto l’autobus la ritirò senza neanche dissimulare.
Quelli che sono seduti, in generale, non si spostano mai: sono abituata a vedere le persone anziane e i disabili cercando invano di raggiungere il posto a loro destinato, quasi quattro metri dalla porta di ingresso.
Ma so che qui l'assurdo non è mai troppo, per stare in pace con tutti, anche con i più pusillanimi, tutti i sedili per portatori di handicap e donne in gravidanza questo giorno erano già tutti occupati. Una vecchia donna accanto a me, gridava a sua figlia, dall'altro lato del bus, che si era seduta, che le avevano dato un posto, e il dialogo ad alta voce provocava un sacco di divertimento per la donna seduta di fronte a noi, si spanciava dal ridere di questa situazione con suo marito.
Ad un certo momento sale una vecchia donna cieca, che gridava impotente di voler raggiungere un posto, nella confusione le si sfonda la cartella e comincia a dare bastonate intorno a lei, mentre la gente non potendo muoversi riceve i colpi e grida; l’autista non si muove, quello che gli interessa è che tutti mettano 1 peso nel salvadanaio, che già si trova abbastanza male con un paio di nuove leggi che sono molto dure. Infine, l'anziana signora scompare dal mio campo visivo, una donna dice che ci trattano come bovini, nessuno ha risposto.
Penso che alla fine si stia abbassando la pressione, invece no, un cieco che è seduto su uno dei sedili attaccati alla porta d‘entrata, decide che è meglio uscire da questa porta, perché è più vicina, inutile dirgli che non è adatta. L'autobus si avvia e lui già isterico perché ha superato la sua fermata, ridistribuisce una seconda dose di bastonate. L’autista ferma il bus e cercano di farlo scendere, non so bene, perché poi si misero tutti a ridere a squarcia gola... E io trattenevo la voglia di piangere a stento.
Finalmente vedo il mio amato 12 e 23, (la sua fermata). Quasi mi alzo verticalmente fino alla seconda porta, mentre spero che si apra l'uscita al paradiso, sento che una donna grassa seduta racconta ad un calvo di fronte a lei: questo, non so che cos‘ha, va in giro con la carta di limitato fisico, sta sempre seduto, ma io vedo che non ha niente ...
Quasi le vomito in faccia, e se non fosse perché scrivo così male, chiunque sarebbe convinto che (questo) è un racconto inedito di Kafka.
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