21 agosto 2008

Vivere a Cuba, Yoani: la corruzione della sopravvivenza

di Yoani Sanchez blog Generaciòn Y
traduzione Gordiano Lupi


Ha 28 anni e lavora nella piscina di un hotel perché il suo patrigno gli ha comprato un impiego nel turismo. La sua padronanza dell’inglese è pessima, però, grazie ai duemila pesos convertibili che ha pagato all’amministratore, non è stato necessario sostenere l’esame di lingue. Più della metà delle bottiglie di rum e coca cola che vende nello snackbar, le ha comprate lui stesso a prezzi di mercato al dettaglio. I colleghi gli hanno insegnato a mettere in risalto la vendita della sua “mercanzia” sopra a quella che lo Stato destina ai turisti. Grazie a codesto trucco, si mette in tasca a ogni turno di lavoro quello che guadagnerebbe un neurochirurgo in un mese.

Il suo ritmo di consumi dipende dai profitti illegali, così che cerca di adempiere al proprio dovere e di non stonare nel piano della “non condizionalità ideologica”. È uno dei primi ad arrivare quando convocano una marcia o alla sfilata del primo maggio. Tra i suoi vestiti conserva, per quando serve, una maglietta che allude ai cinque eroi, un’altra con il volto di Che Guevara e una, di colore rosso intenso, che dice “Battaglia delle idee”. Se il suo capo cerca di sorprenderlo mentre sta deviando le risorse, indossa una di quelle camicette e la pressione scende.

Nonostante abbia pochi anni, ha già capito che non importa quante volte oltrepassi la linea della illegalità, basta che tu continui ad applaudire. Alcune parole d’ordine gridate durante un’azione politica, o quella volta che è uscito contemporaneamente a un “gruppuscolo” controrivoluzionario, lo hanno aiutato a conservare un impiego così redditizio. Le sue mani, che oggi rubano, ingannano i clienti e deviano mercanzie statali, firmarono - circa sei anni fa - un emendamento costituzionale affinché il sistema fosse “irreversibile”. Per lui, se lo lasciano libero di continuare a riempirsi le tasche, il socialismo può durare in eterno.

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