12 luglio 2008

Dissidenti a Cuba: repressione a Cuba: arrestati dissidenti che manifestavano a Baracoa

Da una mail che ho ricevuto questa mattina da Santiago de Cuba. Riassumo in seguito la lettera. Nel successivo post pubblico la mail originale in spagnolo. Gracias Hermano!

di Juan Carlos Hernandez, giornalista indipendente della Aplo Press e Renacer.


Ciao Rob Ferranti, una cosa è quello che pensa il negoziante, e un’altra…

Sinceramente pensavo che per molto tempo non ti avrei potuto scrivere. Non so se hai saputo quello che è successo a Barracoa, dove Nestor Rodriguez Lobaina, nostro presidente (io faccio parte del Movimento Cubano dei Giovani per la Democrazia), stava facendo lo sciopero della fame perché gli proibivano di viaggiare all’Havana.

La nostra intenzione era di recarci da Nestor e solidarizzare con lui aderendo allo sciopero della fame.
Sapevamo che non sarebbe stato facile arrivare a Baracoa, i controlli lungo le strade erano incredibili, al punto di controllo (della polizia, r.f.) di Guantanamo in un camioncino avevano già arrestato 3 persone, e stavano controllando i documenti ad altre, il nostro camioncino riuscì a passare, c’era molta gente rispetto ai poliziotti presenti.

Arrivato a Guantanamo mi recai alla stazione degli autobus per prendere quello per Baracoa, sfortunatamente non c’era posto, così me ne andai a cercare un camion per rimediare un passaggio. Durante il viaggio ho fatto amicizia con un ragazzo che aveva in braccio una bambina. Arrivati a Baracoa, la polizia ci ha fermato ancora, io avevo in braccio la bambina, così hanno fatto scendere altre persone, e mi hanno ignorato. Sono sceso vicino alla casa di Nestor. Mentre mi incamminavo verso il luogo di riunione altri attivsti che conoscevo mi hanno avvisato di sbrigarmi, o mi avrebbero arrestato lungo il cammino. Era incredibile avevano già arrestato 15 attivisti, e mi dissero che l’atto di ripudio del giorno prima era stato filmato e trasmesso alla tv locale di Guantanamo. Abbiamo così stabilito delle strategie “parapetto” nel caso in cui avessero voluto attaccarci con la forza, altri attivisti della zona ci portarono pane, biscotti, yogurt e pomodori, le uniche cose che abbiamo mangiato, Nestor è rimasto fermo nel suo sciopero della fame. Più tardi ci informò sulla situazione internazionale, e le telefonate che aveva ricevuto al suo cellulare. E’ stato un gran bel risultato vedere tanti attivisti da differenti province orientali: Moa, Holguin, Santiago e Guantanamo, per molti è stato impossibile oltrepassare le barriere, altri sono stati arrestati, ed in seguito rimandati alle loro province.

Rolando ci ha comunicato le strategie, stare in silenzio, chiudere le finestre, spegnere le luci, ci ricordò che l’obiettivo dello sciopero della fame era rifiutare l’assistenza medica cubana, sollecitare l’intervento della Croce Rossa internazionale, e per il giorno dopo aveva preparato otto cartelli in sostituzione di quello bruciato il giorno prima dai manifestanti del ripudio (fedeli al regime che contro manifestano, anche con violenza, contro chiunque voglia dimostrare in strada il proprio dissenso r.f.), i quali hanno poi cercaro di sfondare la porta di casa di Nestor, e hanno lanciato uova contro la casa.
Nestor ha aggiunto che l’Unione Europea era a conoscenza che il Comitato dei Giovani per la Democrazia inizia a sollevare le proprie recriminazioni verso altri paesi sudamericani, e denuncia l’oppressione da Radio Marti, Rado Mambi, Republica Radio, etc.

Alle 8 circa della mattina, abbiamo sentito dei rumori fuori la casa. Abbiamo visto una moto della polizia stradale, una jeep grigia della Guardia Operativa, 3 moto suzuki e una ventina di poliziotti, 10 dei quali entrarono in casa di Nestor con un mandato. Agli 8 di noi che non erano di Baracoa hanno ritirato la carta d’identità e ci hanno caricato sulla jeep, mentre ci arrestavano urlavamo i nostri diritti umani facendo il segno della vittoria, dopo qualche minuto tra un gruppo di curiosi iniziarono ad strillarci insulti, provienienti da 6 persone, gli altri erano imparziali. Ci hanno fatto salire con 3 poliziotti più l’autista, e siamo partiti.

Come se fossimo dei Talebani, la moto ci precedeva con sirena spiegata, la gente attorno non capiva confusa. Dopo pochi kilometri ci siamo fermati, l’autista disse che non poteva superare la Farola (una montagna con tratti molti ripidi e pericolosi, f.r.) c’erano troppe persone sulla jeep, dopo un po’ arrivò un’auto della polizia e trasportò gli attivisti di Moa. La carovana continò la marcia, sempre con le sirene accese, mentre scendevamo la Farola, abbiamo notato che la jeep aveva dei problemi, poco più tardi si ruppe l’albero di trasmissione e i tamburi dei freni, grazie a Dio siamo ancora vivi. Dopo una mezz’ora un camion di qualche unità del Minit ci prelevò e ci trasportò via. Arrivati al paese di Imias, ci hanno portato in prigione, dove abbiamo iniziato anche noi uno sciopero della fame, dopo qualche ora a noi 8 ci hanno sbattuto in una gabbia su di un’autobus grigio e trasportati alla Unità Operativa di Guantanamo, qui siamo stati schedati, fotografati, prese le impronte digitali, quindi ci hanno strofinato un panno nel basso ventre, per fargli assorbire il nostro odore e poi conservalo all’interno di un barattolo sigillato. Dopo averci tolto i nostri averi siamo stati imprigionati in celle chiuse. Dopo un po’ siamo stati interrogati e ci hanno diffidati ufficialmente. Alle 10 di sera ci hanno trasportato in auto della polizia a Santiago de Cuba, dove ci stavano aspettando due ufficiali della sicurezza, siamo stati nuovamente interrogati e minacciati. Alle 2 circa della mattina siamo stati rilasciati.

Ho ricevuto diverse telefonate di solidarietà da molti posti diversi, ed ho saputo che la radio commentò l’accaduto. Dopo qualche ora mi ha chiamato Eliecer Consuegra per dirmi che avevamo raggiunto l’obiettivo. Nestor può viaggiare all’Havana. I commenti sono evidenti.

Cercherò di farti arrivare alcune cose da qua.
Un abbraccio di cuore, Juan Carlos.