23 giugno 2008

Vivere a Cuba, Yoani: penombra inevitabile

di Yoani Sanchez dal blog Generaciòn Y
traduzione di Gordiano Lupi


Due anni fa bussarono alla porta i lavoratori sociali. Venivano per cambiare le lampadine incandescenti con altri mezzi per risparmiare energia, durante una campagna roboante chiamata Rivoluzione Energetica. A me piaceva la luce calda e gialla che dava la lampada della sala, però durante una veloce ispezione i giovani incaricati scoprirono il filamento sperperatore e dovetti consegnarlo. Me ne dettero un altro che emanava una pallida luminescenza e che mi durò tre settimane. I miei occhi si rallegrarono per la breve vita della lampadina economica, perché di notte non riuscivo a distinguere i dettagli sotto la sua fioca luce.

Per sostituire il pezzo rotto, dovetti ricorrere ai negozi in divisa, ma neppure là vendevano più le diaboliche lampadine convenzionali, quelle che per tutta la vita abbiamo tenuto sul tavolino accanto al letto. Mi rassegnai a comprare le effimere lampade economiche o le altre - chiamate di luce fredda - che danno al mio salotto l’aspetto di una sala operatoria. Ma dopo due mesi non compaiono più nemmeno quelle. Non si trovano lampadine di nessun tipo nei negozi dell’Avana.

Con una battuta di spirito, i venditori mi dicono che la barca che le porta “non è arrivata dalla Cina” e mi annunciano che in un piccolo negozietto del Cerro ne tirarono fuori alcune, in mezzo a una ressa. Un rapido esame del mio appartamento mostra che le zone di penombra sono in maggior numero rispetto a quelle illuminate. In modo tale che se continuano i capricci della distribuzione, dovrò migliorare il mio senso del tatto o inciamperò in ogni mobile.

Quello che nessuno sa - e di tali segreti scrivo soltanto in un diario privato come questo - è che sono riuscita a nascondere ai lavoratori sociali, un esemplare delle lampadine perseguitate. Uno rotondo e scialacquatore, che mi ha accompagnato per più di cinque anni con la luce giallastra che danno i suoi 40 watts. Non è che mi piace sprecare elettricità, però devo credere che posso decidere almeno con quale tipo di luce leggo, ceno o guardo la tele. Mi aggrappo alla lampadina latitante, come se con essa potessi illuminare e rischiarare non solo la sala della mia casa, ma anche la lentezza dei commercianti e il volontarismo delle campagne energetiche.


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