07 maggio 2008

I cambiamenti a Cuba

Si parla molto e si giudica anche molto sui mezzi di stampa internazionali sui cambiamenti a Cuba. “Cubani autorizzati ad usare cellulari”, afferma uno dei titoli che è stato poi seguito dagli altri, che fanno riferimento alle vendite di articoli elettrodomestici o l'accesso agli hotel che danno il servizio in moneta convertibile. Benvenute queste ed altre decisioni, che eliminano restrizioni o proibizioni ormai vinte dalla vita, molte di loro applicate precisamente col proposito di evitare le disuguaglianze, in momenti di duro confronto con gli Stati Uniti, di sopravvivenza ed in mezzo al rafforzamento del bloqueo, divenuto un doppio recinto dopo la sparizione del campo socialista e dell'Unione Sovietica.

Indubbiamente non ritorneranno improvvisamente, e molto meno per decreto, quei giorni in cui affittare un fine settimana all'Hotel Habana Libre era a portata di mano, o quando le famiglie cubane andavano in viaggio attraverso Cuba o l'epoca del turismo nazionale verso i paesi socialisti.

Il peso cubano aveva un maggiore valore ed i salari erano uno stimolo al lavoro. L'offerta compiva il suo compito e non era necessario avere delle valute forti in tasca per aspirare ad una vita migliore o per risolvere determinate necessità.

Erano tempi migliori, dico di quegli anni 80 ai miei figli adolescenti, a cui racconto la storia completa, perfino sul trattamento preferenziale e di equità del nostro commercio coi paesi socialisti, ed in questione con l'URSS, inimmaginabile oggi nelle condizioni del chiamato “libero commercio”.

Credo che in questo senso stiamo compiendo un cammino di ritorno, inteso come apertura delle nostre potenzialità per mettere le basi e spingere la costruzione del socialismo, espressione superiore verso la soddisfazione crescente delle necessità spirituali e materiali della società.

È un processo che accade in differenti condizioni ed in un altro panorama geopolitico, al quale arriviamo per la prodezza di sopravvivere alla debacle del socialismo europeo e di resistere ai duri colpi furiosi degli Stati Uniti, nei loro soffocamenti per dare l'ultima stoccata.

È stata una strada dura, nella quale ci sono state delle perdite. Di ciò si parlò nel VII Congresso dell'UNEAC ed è motivo di analisi in diversi forum. Siamo, allora, in un momento di bilancio, di riflessione e costruzione, a seguito del dibattito nazionale che, spinto da Raul, è diventato una tribuna popolare ed ha contribuito decisivamente alla correzione della prospettiva che Fidel aveva reclamato in quel discorso nell'Aula Magna dell'Università de L'Avana nel novembre del 2005, nel quale ci scosse l’anima mettendoci in allerta sul fatto che il processo rivoluzionario può covare i suoi più letali germi, se non si vaccina in tempo contro la malattia.

Era un appello per riprendere l'etica rivoluzionaria, per difendere il cambiamento, quello che ha reso diversa Cuba per i suoi valori, come quelli che sono stati decisivi per sconfiggere l'apartheid in Africa e per salvare vite in angoli lontani, ma illuminati dalla solidarietà e dall'internazionalismo.

ImageQuesta spiritualità ci deve accompagnare per affrontare i complessi compiti di oggi e quelli di domani. Tempi migliori dovranno ritornare, ma ci tocca raggiungerli con lavoro ed intelligenza, perché, come sottolineò il leader della Rivoluzione i problemi attuali della società cubana richiedono per ogni problema concreto più varianti nelle risposte, che quelle contenute in una scacchiera.

Il grosso di queste risposte significa molto di più che togliere le proibizioni in questione, bisogna appoggiare quelle varianti che cambiano la mentalità a beneficio di incentivare la produzione, soprattutto degli alimenti.

La Rivoluzione Energetica ci ha restituito la mentalità del risparmio come fonte di entrate e dobbiamo aspirare che sia per tutti così. La spirale dei prezzi degli alimenti sul mercato mondiale enfatizza che la sostituzione delle importazioni è un tema di vita o morte.

Si cominciano già a vedere i risultati che sono stati trattati nelle nostre pagine. La battaglia contro il marabú, tra le altre, è parte di una strategia per convertire terre oziose in produttive e rendere più ottimisti quelli che la lavorino. Incentivi al produttore, decentralizzazione di un gruppo di decisioni, consegna di terre sono ingredienti della nuova concezione agricola del paese.

L'agricoltura si profila come scenario di trasformazioni che devono colpire a medio termine, per un miglioramento nella popolazione. Rappresentano un anteprima, inoltre, quale trampolino di altri cambiamenti.

Qualcuno mi diceva: Adesso somigliamo agli altri, in allusione alle misure sull'accesso a servizi che si pagano con valute pregiate (cellulari, hotel, affitto di auto) e, pertanto, faranno bene ad una minoranza, la cui solvenza non è sempre associata alla massima socialista che “ad ognuno bisogna dare secondo la sua capacità, ad ognuno secondo il suo lavoro”.

Ma queste misure non ci fanno dimenticare che quello che più necessitiamo è sembrare sempre di più a noi stessi, nel senso che riusciremo a costruire il socialismo, per raggiungere una società con superiori quote economiche e culturali. Sarà il vero cambiamento, ed il migliore premio per il nostro lavoro, alla resistenza ed ai sacrifici di varie generazioni di cubani.

Agli analisti ed a coloro che si dedicano a descrivere la nuova realtà cubana volendo fare vedere che le misure che si stanno applicando in diverse sfere sono decisioni di una sola persona, gli ricordo che fanno parte del processo iniziato e convocato da Fidel, approfondito da Raul e dalla Direzione del Partito, con l’apporto dell'opinione sana ed aperta di milioni di cittadini che hanno criticato ed hanno suggerito molto per perfezionare la nostra opera, leggi il nostro socialismo, come garante, per non ritornare mai più alla Cuba di prima del 1959. Quello, è stato l'anno in cui cominciarono i veri cambiamenti!

di Orlando Oramas Leon su Prensa Latina

l’autore è un giornalista cubano vice direttore del quotidiano “Granma”, organo ufficiale del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba


traduzione di Ida Garberi

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