Cuba, il cambiamento climatico all’attacco della Ciénaga de Zapata
A cuba, il Paese con la miglior impronta ecologica del mondo, si sta concretizzando una delle peggiori profezie dell’impatto del cambiamento climatico: una gran parte della Ciénaga de Zapata, la più grande e meglio conservata zona palustre dei Caraibi insulari, potrebbe scomparire entro la seconda metà di questo secolo.
Sarebbe una perdita terribile per la biodiversità, questo è l’habitat di 190 specie di uccelli di cui 18 endemiche come la ferminia (Ferminia cerverai), il cabrerito de la Ciénaga (Torreornis inexpectata) o la gallinella di Santo Tomás (Cyanolimnas cerverai), e si pensa che la zona umida ospiti il 65% delle specie dell’avifauna cubana, 12 specie di mammiferi, 31 di rettili, e circa mille specie di piante delle quali 115 endemiche. Ma gli animali più noti del Parco nazionale cubano sono sicuramente i coccodrilli cubani (Crocodylus rhombifer) e i lamantini (Trichecus manatus).
La ricchezza di biodiversità è dovuta alla presenza di basse lagune, pantani, savana e boschi dove scorrono fiumi, ma anche pozzi e lagune di acqua dolce collegati tra loro da un reticolo di gallerie sotterranee allagate di 70 chilometri, i famosi "cenotes". Un ambiente fragilissimo e sempre più colpito dall’aumento di numero e forza degli uragani tropicali che sembrano essere causati dall’aumento della temperatura del mare.
Secondo quanto dice a Tierramerica il direttore del parco nazionale di Ciénaga de Zapata, Pablo Bouza, «l’insieme di uragani e siccità propizia gli incendi, come quello del 2008, che si è prolungato per 45 giorni che ha causato gravi danni al 70% della superficie coperta da boschi. Gli uragani producono molta vegetazione accumulata al suolo che, appena si asciuga dalla pioggia, si converte in combustibile per le fiamme. L’incendio avanza rapidamente quando la palude è secca».
Allarmati da un pericolo sempre più evidente ambientalisti e tecnici cubani stanno studiando strategie per minimizzare l’impatto degli incendi e una campagna di sensibilizzazione sui rischi e le conseguenze del cambiamento climatico rivolta particolarmente alle comunità locali, fatta anche attraverso la proiezione del film "Cambio climático, el reto continúa", o con confronti con specialisti in discussioni comunitarie chiamate "barriodebate". L’idea, è quella di fornire alla gente la percezione del rischio e della necessità di gestire la grande zona umida in maniera razionale e sostenibile.
Secondo i ricercatori cubani il livello del mare nell’arcipelago di Cuba potrebbe salire tra 8 e 44 centimetri entro il 2050 e da 20 a 95 centímetri entro il 2100, provocando una riduzione di un quinto del dell’area terrestre della Ciénaga de Zapata, posta tra 1,5 e 4 metri dalla linea costiera. Ma 30 centimetri di innalzamento del mare comprometterebbero praticamente tutte le fonti di acqua dolce e l’acqua di mare invaderebbero i "cenotes" e danneggerebbero la rara flora e la fauna endemica portandone una gran parte all’estinzione.
Intanto questa area dichiarata riserva della biosfera nel 2000 e sito Ramsar nel 2001, deve già fare i conti con temperature in aumento ed un’aridità che tende a trasformarsi in desertificazione di zone esterne, con effetti notevoli sugli ecosistemi.
da GreenReport
Nessun commento:
Posta un commento