05 ottobre 2012

Dissidenti a Cuba: la sottile linea d'ombra

Yoani Sanchez e Reinaldo Escobar
Il fermo di polizia al quale sono sottoposti Yoani Sanchez e Reinaldo Escobar sta suscitando molto scalpore nella comunità internazionale. 
Il ministro degli esteri italiano Giulio Terzi si è unito a molti paesi occidentali, Stati Uniti in testa, nel manifestare la sua “preoccupazione” in merito alla situazione della Sanchez.
E’ lodevole, ma vorrei ricordare al ministro che proprio oggi la polizia italiana ha duramente attaccato e ferito diversi studenti a Milano, Roma e Torino che sfilavano pacificamente per le vie della città protestando per le forti restrizioni economiche applicate dal governo Monti alla scuola e più in generale a tutti i cittadini italiani.


oggi a Roma
Ora mi domando con quale ipocrisia si condanna un’azione della polizia cubana atta a prevenire eventuali disordini durante il processo a Carromero e ignorare un’attacco violento della polizia italiana nei confronti di studenti adolescenti che esprimono il loro dissenso pacificamente.

Da parte mia la condanna per i due episodi è la medesima, la mia coerenza mi porta a condannare entrambi gli atti repressivi. 
Madrid
Quello cubano perché è un’ennesima azione atta a voler reprimere con l’intimidazione chi contesta quello che considera un processo farsa, a torto o a ragione, sia o no pagata dagli USA.
Quello italiano, ancor più grave, perché nell’indifferenza di ogni schieramento politico, reprime violentemente e brutalmente dei giovani che dovrebbero poter esprimere il loro scontento liberamente in uno stato “considerato democratico”.

New York
Mi domando quale sia la sottile linea d’ombra che divide i due avvenimenti.
Perché episodi come quello di oggi in Italia, oppure quelli di Madrid dei giorni scorsi nei confronti degli “indignados”, o ancora quelli di New York contro “Occupy Wall Street” siano tollerati, ignorati, tacciati come “violenza urbana”, da quella stessa comunità internazionale che si mostra così unita quando episodi molto meno crudeli e cruenti accadono a Cuba, un paese socialista, fuori dai canoni “democratici” occidentali e soprattutto lontano dal circuito liberal–imperialista che unisce la fratellanza dei paesi del così detto “primo mondo illuminato”.

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