Mariano
Murillo Jorge, l’uomo considerato l’artefice delle riforme economiche cubane,
in questi giorni è in visita in Vietnam per esplorare il modello economico di
questo paese che ha permesso uno sviluppo tangibile della società e del livello
di vita della classe media.
Negli
ultimi 20 anni il Vietnam ha attratto molti investimenti stranieri che hanno
permesso uno sviluppo apprezzabile di industrie tessili o di produzione e
preparazione di prodotti ittici per l’esportazione.
Oggi il grosso non viene
più dalle piccole imprese private, tipo ristoranti, negozi o trasporto privato,
ma da grandi industrie che grazie al
capitale straniero stanno prosperando. Il PIL aumenta mediamente dell’8-9% l’anno,
nonostante la crisi globale.
Dalla
fine degli anni 80 il paese transitò da un sistema economico pianificato e
controllato dal governo e dal Partito Comunista, ad una economia di libero
mercato, nella quale veniva stimolato lo spirito imprenditoriale del singolo
cittadino.
Nel
1986, grazie anche all’aiuto della Banca Mondiale e dell’FMI (Fondo Monetario
Internazionale) lo Stato ha potuto diminuire sensibilmente le “quote di
produzione” fino a quel momento imposte dal governo ad ogni aspetto dell’economia
nazionale.
Il governo iniziò così ad
agevolare investimenti da altri paesi asiatici come Singapore, Taiwan, Hong
Kong, Corea del sud e Giappone, scelte che diedero un forte impulso alla grande
industria vietnamita.
La differenza tra la ricchezza nelle aree urbane rispetto a quelle
rurali è aumentata sensibilmente, causando forti tensioni sociali.
La confisca di
terreni agricoli per dare spazio ai nuovi insediamenti industriali ha creato
migliaia di nuovi poveri.
La corruzione nelle autorità è una piaga in espansione, che
mette in pericolo la sopravvivenza dello stesso Partito Comunista.
L’inflazione
nel 2011 si è avvicinata al 20% e il prezzo degli alimentari è duplicato.
I
nuovi ricchi girano in Ferrari e la classe inizia a sentire il peso dell’incombere
del capitalismo futile.
In
conclusione le misure che lentamente si stano applicando a Cuba devono sì
considerare l’esperienza vietnamita, cercando però di ponderare ed evitare i
problemi che ne seguono. Inoltre oggi il governo dell’isola può contare con l’appoggio
dei paesi emergenti sudamericani. Di una economia latinoamericana in espansione
che potrebbe sopperire agli aiuti del FMI ai quali il Vietnam ha dovuto
sottostare inizialmente e che graveranno pesantemente nel futuro sviluppo del
paese asiatico.
Un’unione dei pesi sudamericani e caraibici ancora più forte
può essere l'energia decisiva per il decollo di un’economia cubana
slegata dall’ingerenza del FMI e della finanza globale anglosassone, evitando
così le catastrofi economiche e sociali che stanno affliggendo sia gli USA che
la stessa Europa.
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