Rileggendo
i post dei primi anni di vita di questo blog mi sono domandato: perché ho
cambiato così tanto il mio punto di vista su Cuba?
Già,
non nascondo che questo blog, nato nel 2008, l’ho creato dopo aver visto un’intervista
di Yoani Sanchez nel programma televisivo ‘Le Iene’ di Italia 1.
Sentire
la blogger che parlava di una realtà di Cuba che conoscevo in prima persona da
diversi anni, frequento l’isola dal 1998, suscitò in me il desiderio di appoggiare
incondizionatamente la “dissidenza cubana”.
Per
diversi anni ho letto, tradotto e scritto articoli con tono molto critico verso
il governo dell’isola, schierandomi apertamente all’opposizione del regime.
Allora
cosa è cambiato in me?
Sono
diventato più obiettivo.
Credo
che Cuba abbia conservato alcune caratteristiche sociali che vanno comprese e
difese.
Credo
che nonostante i problemi, le mancanze, la miseria, siano evidenti, non sia
coerente criticare e denunciare a priori il governo e la politica di Cuba.
Devo
premettere che sono ideologicamente un uomo di sinistra.
Credo
fermamente nei principi “socialisti”, oggi come allora.
Per
me il “Che”, la rivoluzione, Fidel sono da sempre un punto di riferimento.
Hanno
ispirato la mia giovinezza e ampliato la mia visione sul mondo, sulle ingiustizie,
sui soprusi.
Sono
anche fermamente anti-americano.
Considero
gli USA, l’idea del capital-liberismo, la globalizzazione, l’egemonia delle
multinazionali, la finanza di quel paese l’origine della crisi spirituale ed
economica che sta flagellando il mondo.
E’
vero Cuba è un paese autoritario, ma siamo sicuri che in Europa, o meglio, nel “mondo
occidentale” esista una democrazia reale?
La
“libertà” nei paesi del “primo mondo” esiste davvero?
Certo
sull’isola esistono evidenti contraddizioni e la vita quotidiana dei cittadini
è sempre più messa a dura prova da un’economia al collasso, che stenta a
trovare un cammino di sviluppo concreto.
Ma
la critica fine a se stessa che senso ha?
Così
veniamo ad oggi.
Credo
che sia più costruttivo analizzare la realtà cubana oltre una visione “critica”
a priori.
Credo
che si debbano mantenere alcune conquiste sociali tangibili e spingere per un cambiamento
politico ed economico che possa sviluppare un’alternativa plausibile al
fallimentare “modello” occidentale.
Credo
inoltre che a Cuba, e fuori, siano in maggioranza quelli che appoggiano l’ideale
della “rivoluzione”.
Credo
che a Cuba, come in altri paesi sudamericani, si possa costruire una nuova
società slegata dall’egemonia globale della finanza anglosassone, che si possa
trovare il modo di sviluppare un “nuovo modello” socio-politico-economico più
giusto, equo, armonico e moderno.
Credo
insomma che esiste un’alternativa al decadente “modello capitalista”.
E
Cuba potrebbe essere la culla di un “nuovo mondo”.
2 commenti:
Roberto... non si può essere di sinistra e antiamericani... comunque auspicando per Cuba la democrazia? Credi davvero che un partito unico in mano a generali e novantenni ideologizzati possa rispondere alle esigenze dei giovani cubani che desiderano un mondo digitale, maggiore ricchezza, viaggiare e conoscere il mondo?
Mi piacciono i tuoi testi. era molto tempo che non venivo a trovarti ed ho notato il tuo cambiamento.
Ma appunto.... hai diritto di cambiare come essere umano!
Cambiare spesso significa crescere.
E perché il meraviglioso popolo di Cuba non ha questo diritto?
Non credo assolutamente che l'attuale governo cubano sia un esempio al quale riferirsi, ma non lo sono nemmeno i governi "democratici occidentali", è assolutamente necessario un cambio generazionale ai vertici del governo di Cuba. Essere di "sinistra" (per il significato che può avere oggi) è voler semplificare indicando che sono per un'eguaglianza sociale, democratica, economicamente equa, per una competitività onesta, contro le diseguaglianze eccessive, per una autonomia produttiva, contro l'egemonia finanziaria "occidentale", contro la globalizzazione, contro le multinazionali. Voglio credere che a Cuba ci siano le basi per poter plasmare un'alternativa sia al totalitarismo cieco che al liberismo oltranzista.
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