La
presa di posizione a favore dell’asilo politico per Julian Assange da parte del governo
cubano è encomiabile.
La prepotenza dell’Inghilterra e degli Stati Uniti sono
un plateale sopruso verso la libertà d’informazione.
A questo punto però spetta
a Cuba fare il prossimo passo. Non può usare due pesi e due misure.
Sull’isola
come è noto solo il 10% dei cittadini hanno accesso a internet, di questi la
maggioranza sono impiegati statali di rilievo o svolgono funzioni governative e sono quindi agevolati nel possedere
una connessione dalla propria abitazione.
Chi non possiede la linea telefonica
a casa deve rivolgersi agli hotel o ai centri Etecsa dove un'ora di
connessione costa almeno 6 CUC.
Inoltre
la velocità è ridicola, si naviga a bassissima banda.
Ho già trattato l’argomento, il cavo di fibra ottica steso tra il Venezuela e Cuba
è “fantasma”, non si sa che fine abbia fatto o per cosa sia utilizzato.
Altri
tre cavi di imprese statali stanno per essere installati lungo l’isola.
Nonostante questo internet non decolla.
Non
solo il governo continua ad aver paura dei blogger dissidenti, nonostante siano
un numero relativamente basso, ma si comporta con le opposizioni in modo molto
duro, censurando le informazioni su ogni tipo di manifestazione contro il
governo.
E’
il momento per il governo cubano di essere coerente con le proprie scelte.
Se
si schiera a favore del più famoso blogger rivoluzionario, paladino della
libertà d’informazione in rete, non può mantenere una posizione opposta all’interno
dell’isola.
Le stesse garanzie devono essere concesse anche ai blogger che
dissentono, pacificamente, all’interno dell’isola.
Internet deve diventare
accessibile per chiunque, le voci pluraliste devono potersi liberare nella rete
senza alcuna limitazione economica, tecnologica o politica.
E’
l’occasione buona per dimostrare la volontà di un vero cambio verso la
tolleranza di chi vuole opinare, criticare e dissentire.
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