Molto
presto dovremo leggere la stampa cubana con un dizionario tecnico a portata di
mano, che ci permetta di capire di cosa stanno parlando. In questi giorni per
esempio ci informano che “è stato rilevata” la presenza di tal “Vibrion
Cholerae” a Manzanillo.
Sembra
che vogliano evitare di dire che si tratta di colera per risparmiarci delle
preoccupazioni, in questo senso, ci tranquillizzano assicurando che i 3 cubani
morti con questa diagnosi erano dei vecchietti colpiti già da altre patologie.
I
colleghi di Ediciones Martes affermano che “per fortuna il sistema sanitario
cubano non ha niente a che vedere con il giornalismo”. I medici sono
organizzati meglio, hanno un piano d’azione e sono persone “laureate in
medicina”.
Senza
ombra di dubbio la stampa può guardare con invidia il sistema della Salute
Pubblica a Cuba, il suo carattere preventivo, la sua strategia a lungo termine,
la sua risposta rapida e il rispetto che la società mostra per i suoi medici.
Ora
la Salute ha nuove sfide, proteggere la popolazione da nuove malattie che
possono essere contratte dai collaboratori cubani, esercitare un controllo
sulle decine di migliaia di lavoratori autonomi che vendono alimenti e sulle
compagnie straniere associate.
A
grandi imprese come Aguas de La Habana bisognerebbe imporre di compiere il
loro dovere. Disperdono parte dello sforzo che sostengono per purificare l’acqua quando
nella rete esistono migliaia di perdite, fonti di contaminazione per le quali
va perduta la metà dell’acqua potabile.
La
missione dei cubani ad Haiti che lottano contro il colera che ha causato migliaia di vittime in quel paese, è certamente lodevole,
il fatto è che espone migliaia di medici a malattie, per le quali al loro
ritorno in patria dovrebbero effettuarsi dei controlli o quarantene impedendo una “impollinazione” della malattia.
Nel
caso del Vibrion Cholerae il rischio è duplice, Cuba ha migliaia di
collaboratori che lavorano in Africa in svariati settori, dalla salute alle
costruzioni. Chiunque di loro può tornare accompagnato dal colera o altri
pericolosi microorganismi.
Con
la quantità di denaro che questi uomini e donne producono per il paese, gli si potrebbe
addirittura dedicare un hotel che combini la necessaria quarantena con il
meritato riposo. Sicuramente costerebbe meno che di una campagna sanitaria come
quella di Manzanillo.
Ma
i problemi non vengono solo da fuori, ma anche dai lavoratori in proprio, la
maggior parte dei quali svolge una attività legata alla vendita di
generi alimentari.
Non voglio dire che l’unico pericolo viene dai lavoratori
autonomi, barbarità ne vengono fatte ovunque, però di sicuro nel settore
statale esistono già delle norme e procedure sanitarie che riducono il rischio.
Inoltre è facile stabilire la tracciabilità e verificare l’origine, il luogo e
il momento di una eventuale contaminazione.
Con
quasi 400.000 lavoratori autonomi,dei quali la maggioranza tratta generi
alimentari, si impone stabilire nel paese meccanismi di controllo sanitario
efficaci che possano garantire il consumatore, certificando che gli alimenti
venduti possano essere ingeriti senza pericolo per la salute.
Tutto
questo dimostra come il tira e molla interno potrebbe impedire lo sviluppo
integrale del Grande Piano di riforme, creando un modello deforme con
pericolosi buchi neri, prodotto da una negoziazione nella quale ogni legge è accompagnata
da un “però”.
Si
autorizza la compravendita di automobili “però” solo usate, si distribuisce la
terra ai contadini “però” gli si impedisce di costruirci una casa, si
autorizzano i lavori in proprio “però” non esistono magazzini all’ingrosso che
vendano le imprescindibili merci.
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