24 febbraio 2011

Dissidenti a Cuba: un anno fà moriva Orlando Zapata Tamayo, ricordiamolo con rispetto

Un anno fà, il 23 Febbraio 2010, moriva nel carcere di Kilo 7 nella provincia di Camaguey Orlando Zapata Tamayo, dopo uno sciopero della fame durato 83 giorni. Orlando era in carcere dalla "primavera nera" del 2003, quando un'ondata repressiva del regime portò all'arresto di molti dissidenti politici e di coscienza.

I dissidenti politici oggi ancora in carcere sono circa un centinaio. Bisogna dire però che molti di questi sono accusati di reati comuni, come lo spionaggio, non di coscienza.
Del gruppo dei 75 (del 2003) ne restano in carcere meno di una decina. Recentemente molti sono stati liberati, alcuni mandati in esilio in Spagna, altri continuano a risiedere sull'isola, come Guillermo Farinas ad esempio, che seppur controllato molto rigidamente si è riufiutato di abbandonare Cuba, a Farinas insignito del premio Sacharov lo scorso 15 Dicembre, non è stato permesso andare a ritirare il premio.

Come lui altri dissidenti hanno scelto di continuare la lotta, verso un cambio ai vertici del Governo, la liberazione di tutti i dissidenti politici, il totale rispetto dei Diritti Umani, rimanendo sull'isola e affrontando le minacce che vengono non solo dalla Sicurezza di Stato ma anche da cittadini comuni contrari alle richieste dei dissidenti, che vengono considerati da molti mercenari al soldo degli USA.

Nonostante la Sicurezza di Stato continui a fermare periodicamente i dissidenti liberi, bisogna ammettere che la situazione è più tollerata che negli anni passati.
Ieri si è svolta una manifestazione a Cuba in ricordo della morte di Orlando Zapata, anche se alcuni attivisti della dissidenza sono stati fermati e altri obbligati a non lasciare la propria abitazione, un gruppo nutrito di persone si è riunito per commemorare la morte di Orlando Zapata.

Il Governo deve continuare ad allentare la morsa verso la dissidenza interna, che deve essere libera di dimostrare e rappresentare una visione differente da quella del regime, la pluralità è una necessità non solo per chi la pretende, ma anche per chi governa, per potersi mettere in discussione, senza un contraddittorio politico i governi sono destinati al fallimento presto o tardi che sia.

Le riforme che Raul sembra aver avviato da qualche mese, devono essere mirate ad una apertura non solo economica, ma anche politica verso quelle voci dissidenti che chiedono la soluzione ai problemi che continuano a persistere sull'isola e che se non vengono risolti portano al baratro sociale ed economico dellla maggiore delle Antille.

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