
Non importa se ci fanno paura le armi, se non abbiamo mai creduto nello scontro come metodo di risoluzione dei problemi e se non abbiamo nessuna fiducia nei comandanti che condurranno le operazioni. Le persone che giocano alla guerra sopra un tavolo pieno di carri armati in miniatura e di aerei in plastica, vogliono nascondere che noi cittadini abbiamo scavato la trincea più profonda proprio per difenderci da loro. I notiziari abbondano di uomini armati in uniforme, ma le manovre marziali non riescono a occultare che i nostri veri “nemici” sono le restrizioni e i controlli imposti dal potere. La guerra come elemento di distrazione ormai non funziona più. La minaccia dei paracadutisti che si lanciano dagli aerei e delle bombe che esplodono, come antidoto contro i desideri di cambiamento, non produce più gli effetti desiderati. Credo che ogni volta siano sempre di più le persone che puntano l’indice verso la reale origine dei nostri problemi e – sorpresa per i promotori della battaglia – non è certo un dito che indica l’esterno.
Nota del traduttore:
Il Granma del 28 novembre ha aggredito Yoani con un lungo articolo (http://bit.ly/5KPoPY) dal contenuto offensivo e diffamatorio che descrive la blogger come un fenomeno imbastito dal Gruppo Prisa e finanziato dall’estero tramite falsi premi e una notorietà costruita. Il Granma non si era mai occupato prima di adesso del fenomeno Yoani Sánchez e questo attacco violento non lascia presagire niente di buono per il futuro della blogger. I metodi sono i soliti di sempre: screditare l’avversario, renderlo non credibile, diffondere fase notizie sul suo conto e fomentare la divisione interna alla dissidenza. L’articolo del Granma - firmato da Enrique Ubieta Gómez e intitolato Yoani Sánchez la figlia di Prisa - riabilita scrittori da sempre dimenticati e ignorati dalla cultura ufficiale come Cabrera Infante e Zoé Valdés pur di screditare una blogger che comincia a fare paura. Il ragionamento dell’articolista di regime è basato sulla distinzione tra vera dissidenza e fenomeni costruiti dall’esterno. Yoani teme che stiano realizzando intorno a lei un meccanismo a orologeria per metterla a tacere, la stessa cosa che il regime aveva fatto con altri intellettuali come Raul Rivero e Julio San Francisco. Mai come adesso la comunità internazionale dovrebbe stare al fianco della blogger.
Traduzione di Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
Nessun commento:
Posta un commento