29 novembre 2009

Repressione a Cuba: Yoani è in pericolo!

Qualcuno ha messo una lettera sotto la mia porta. Un foglio diviso a metà contenente le istruzioni per abbandonare l’abitazione in caso di uragano o di invasione. Una frase che ho letto nel messaggio mi è rimasta dentro come il ritornello di una pessima canzone: “Cucire un pezzetto di stoffa negli indumenti dei bambini con i dati di identità dei genitori (tempo di guerra)”. Mi sono immaginata nell’atto di ricamare parole sulla camicia di mio figlio, per consentire che in mezzo al caos chiunque potesse sapere che sua madre si chiamava Yoani e suo padre Reinaldo. La “guerra di tutto il popolo” – che in questi giorni viene praticata nell’esercitazione militare Bastión 2009 – assegna un compito a ciascuno di noi.

Non importa se ci fanno paura le armi, se non abbiamo mai creduto nello scontro come metodo di risoluzione dei problemi e se non abbiamo nessuna fiducia nei comandanti che condurranno le operazioni. Le persone che giocano alla guerra sopra un tavolo pieno di carri armati in miniatura e di aerei in plastica, vogliono nascondere che noi cittadini abbiamo scavato la trincea più profonda proprio per difenderci da loro. I notiziari abbondano di uomini armati in uniforme, ma le manovre marziali non riescono a occultare che i nostri veri “nemici” sono le restrizioni e i controlli imposti dal potere. La guerra come elemento di distrazione ormai non funziona più. La minaccia dei paracadutisti che si lanciano dagli aerei e delle bombe che esplodono, come antidoto contro i desideri di cambiamento, non produce più gli effetti desiderati. Credo che ogni volta siano sempre di più le persone che puntano l’indice verso la reale origine dei nostri problemi e – sorpresa per i promotori della battaglia – non è certo un dito che indica l’esterno.

Nota del traduttore:
Il Granma del 28 novembre ha aggredito Yoani con un lungo articolo (http://bit.ly/5KPoPY) dal contenuto offensivo e diffamatorio che descrive la blogger come un fenomeno imbastito dal Gruppo Prisa e finanziato dall’estero tramite falsi premi e una notorietà costruita. Il Granma non si era mai occupato prima di adesso del fenomeno Yoani Sánchez e questo attacco violento non lascia presagire niente di buono per il futuro della blogger. I metodi sono i soliti di sempre: screditare l’avversario, renderlo non credibile, diffondere fase notizie sul suo conto e fomentare la divisione interna alla dissidenza. L’articolo del Granma - firmato da Enrique Ubieta Gómez e intitolato Yoani Sánchez la figlia di Prisa - riabilita scrittori da sempre dimenticati e ignorati dalla cultura ufficiale come Cabrera Infante e Zoé Valdés pur di screditare una blogger che comincia a fare paura. Il ragionamento dell’articolista di regime è basato sulla distinzione tra vera dissidenza e fenomeni costruiti dall’esterno. Yoani teme che stiano realizzando intorno a lei un meccanismo a orologeria per metterla a tacere, la stessa cosa che il regime aveva fatto con altri intellettuali come Raul Rivero e Julio San Francisco. Mai come adesso la comunità internazionale dovrebbe stare al fianco della blogger.

Traduzione di Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi

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