"Il futuro a medio termine di Cuba dipende 'se Fidel vive o muore', il suo messaggio, in contrasto con i piccoli passi affrontati dal fratello Raul, è 'cambiamo il meno possibile'." Questo è il pensiero di Jorge Dominguez, vice rettore di affari internazionali all'università di Harvard.
Durante la presentazione in Spagna del suo libro La politica estera di Cuba (1962-2009), ha espresso una chiara visione del cammino cubano verso il cambio.
A parte i piccoli cambiamenti implementati tra USA e Cuba, come la possibilità di viaggiare sull'isola per i cubano-americani e le rimesse di denaro, il cambio procede al passo di una tartaruga.
Ad esempio non si comprende la testarda ostinazione con la quale il governo cubano continua a reprimere duramente i dissidenti d'opinione. Si calcola che oggi siano incarcerate poco meno di 200 persone, accusate di riunirsi pacificamente o intraprendere iniziative non violente o ancora di avere dei blog sui quali esprimere le loro opinioni.
"Non è molta gente, ed è una esagerazione enorme considere che i loro 'crimini' siano una minaccia per lo Stato", ha aggiunto Dominguez.
"Sarebbe un grande segnale del governo di Raul scarcerare tutti i dissidenti."
Così come sarebbe un segnale importante se gli USA concedessero 90 giorni per il pagamento degli approvvigionamenti agricoli a Cuba, invece di pretendere un pagamento in contanti.
Già, perchè "si suppone che sia in atto un embargo verso Cuba, però dal 2001, in realtà c'è un grande 'buco' nell'embargo stesso che ha permesso di dirottatare verso gli USA quel rapporto commerciale che prima il governo cubano aveva con il Canada.
Inoltre, continua Dominguez, si lamenta una lentezza con la quale si sta stanno applicando le misure economiche di Raul legate all'incentivazione della produzione agricola cubana. "Si tratta di un paese dove è crollata la produzione agricola, deve importare cibo perchè non lo produce. Lo zucchero ad esempio, per 20 anni Cuba ha prodotto 8 milioni di tonnellate all'anno, nel 2008 le tonnellate prodotte sono state 1,5 milioni.
Durante la presentazione in Spagna del suo libro La politica estera di Cuba (1962-2009), ha espresso una chiara visione del cammino cubano verso il cambio.
A parte i piccoli cambiamenti implementati tra USA e Cuba, come la possibilità di viaggiare sull'isola per i cubano-americani e le rimesse di denaro, il cambio procede al passo di una tartaruga.
Ad esempio non si comprende la testarda ostinazione con la quale il governo cubano continua a reprimere duramente i dissidenti d'opinione. Si calcola che oggi siano incarcerate poco meno di 200 persone, accusate di riunirsi pacificamente o intraprendere iniziative non violente o ancora di avere dei blog sui quali esprimere le loro opinioni.
"Non è molta gente, ed è una esagerazione enorme considere che i loro 'crimini' siano una minaccia per lo Stato", ha aggiunto Dominguez.
"Sarebbe un grande segnale del governo di Raul scarcerare tutti i dissidenti."
Così come sarebbe un segnale importante se gli USA concedessero 90 giorni per il pagamento degli approvvigionamenti agricoli a Cuba, invece di pretendere un pagamento in contanti.
Già, perchè "si suppone che sia in atto un embargo verso Cuba, però dal 2001, in realtà c'è un grande 'buco' nell'embargo stesso che ha permesso di dirottatare verso gli USA quel rapporto commerciale che prima il governo cubano aveva con il Canada.
Inoltre, continua Dominguez, si lamenta una lentezza con la quale si sta stanno applicando le misure economiche di Raul legate all'incentivazione della produzione agricola cubana. "Si tratta di un paese dove è crollata la produzione agricola, deve importare cibo perchè non lo produce. Lo zucchero ad esempio, per 20 anni Cuba ha prodotto 8 milioni di tonnellate all'anno, nel 2008 le tonnellate prodotte sono state 1,5 milioni.
tratto da El Nuevo Herald
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