Juventud Rebelde è l'organo ufficiale dei giovani rivoluzionari cubani. Un quotidiano che dal 1965 divulga le stesse menate rivoluzionarie degli altri media ufficiali ogni giorno, però dal punto di vista dei giovani.
Il 16 Ottobre ha pubblicato un articolo davvero "dissidente" di Josè Alejandro Rodriguez: "Contro i demoni dell'informazione sequestrata".
Solo un'ora dopo l'articolo è stato ritirato dal sito del "quotidiano della gioventù cubana".
Di seguito traduco un estratto dell'articolo, pubblicato integralmente da Jorge Ferrer del blog El Tono de la Voz, per il suo straordinario significato politico, proveniente proprio dall'interno dell'intelligenzia del regime.
José Alejandro Rodríguez
pepe@juventudrebelde.cu
16 de Octubre del 2009 20:19:38 CDT
[...]
La missione di un giornalista è informare, ovviamente anche opinionare, ricreare la realtà, descrivere, narrare... però prima di tutto informare.
[...]
L'informazione è un dovere del giornalista e un diritto del cittadino, di questo soggetto storico che ha sostenuto la rivoluzione, e che mai come oggi necessita conoscere il terreno che calpesta.
[...]
Mai come oggi l'informazione deve interagire con la società e partecipare con essa, come soggetto attivo e non come un "pichon" (piccione n.d.t.), frase molto in voga oggi, che aspetta che le somministrino la sua giusta dose di informazioni dall'alto.
Il problema, e lo stiamo vivendo a Juventud Rebelde, è che l'informazione non sfugge alla centralizzazione della nostra economia e della società in generale, qualcosa che non deve essere per forza un fatidico componente genetico del socialismo, come alcuni credono, ma al contrario lo intorpedisce molto nelle sue potenzialità democratiche. Molto in alto si decide cosa dire o non dire sui grandi temi della società, anche se la vita laggiù prosegue testarda con la sua complessità.
[...]
E' certo che l'informazione è un'arma a doppio taglio, perchè rivela le luci, però anche gli occhi scuri della realtà. Però l'informazione è un bene pubblico e non possiamo sostituirla con l'opportuna informazione permessa, con l'informazione virtuale, con l'informazione-propaganda o l'informazione conveniente, l'informazione con le pinze, o come la si vuole chiamare. L'informazione è informazione.
[...]
Il cubano deve partecipare attivamente, proporre ed essere considerato, soppesare il bene e il male, per rafforzare la rivoluzione. Di sicuro non parlerò dei giornalisti, alcuni che osano di più, altri più stanchi e conformisti. Nella misura in cui esiste questo modello di politica informativa restrittiva e controllata, aumenterà di più il disincanto e l'ibernazione dei nostri professionisti. E senza informazione, senza partecipazione del soggetto storico, è impossibile cementare coscientemente un socialismo più pieno e democratico.
Dopo tutto questo, non tagliamoci le vene. Il giornalista rivoluzionario deve continuare le sue battaglie quì e là. Se ti chiudono una porta, quella può essere la notizia.
Un approccio alternativo ai fenomeni di chiusura viene da altre fonti non istituzionali, non viene dall'alto, ma dalle persone, che sono il fondamento di questa rivoluzione. E bisogna farlo con impegno e serietà.
Juventud Rebelde ha raggiunto una buona reputazione nella lotta dei cubani contro i demoni dell'informazione sequestrata. Dobbiamo tornare indietro?
Questa è la sfida per la nuova gestione di questo quotidiano, che anche se non si sà, siamo tutti noi.
Davvero stupefacente! Se giornalisti ufficiali si spingono così oltre nel recriminare più libertà d'informazione i casi sono:
o Rodriguez è un contro-rivoluzionario infiltrato nel giornale al servizio degli USA;
o si prevedono cambi macroscopici all'interno della stampa ufficiale;
o siamo davvero alla goccia che farà traboccare presto il vaso dell' "Assenzio del regime".
Il 16 Ottobre ha pubblicato un articolo davvero "dissidente" di Josè Alejandro Rodriguez: "Contro i demoni dell'informazione sequestrata".
Solo un'ora dopo l'articolo è stato ritirato dal sito del "quotidiano della gioventù cubana".
Di seguito traduco un estratto dell'articolo, pubblicato integralmente da Jorge Ferrer del blog El Tono de la Voz, per il suo straordinario significato politico, proveniente proprio dall'interno dell'intelligenzia del regime.
José Alejandro Rodríguez
pepe@juventudrebelde.cu
16 de Octubre del 2009 20:19:38 CDT
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La missione di un giornalista è informare, ovviamente anche opinionare, ricreare la realtà, descrivere, narrare... però prima di tutto informare.
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L'informazione è un dovere del giornalista e un diritto del cittadino, di questo soggetto storico che ha sostenuto la rivoluzione, e che mai come oggi necessita conoscere il terreno che calpesta.
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Mai come oggi l'informazione deve interagire con la società e partecipare con essa, come soggetto attivo e non come un "pichon" (piccione n.d.t.), frase molto in voga oggi, che aspetta che le somministrino la sua giusta dose di informazioni dall'alto.
Il problema, e lo stiamo vivendo a Juventud Rebelde, è che l'informazione non sfugge alla centralizzazione della nostra economia e della società in generale, qualcosa che non deve essere per forza un fatidico componente genetico del socialismo, come alcuni credono, ma al contrario lo intorpedisce molto nelle sue potenzialità democratiche. Molto in alto si decide cosa dire o non dire sui grandi temi della società, anche se la vita laggiù prosegue testarda con la sua complessità.
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E' certo che l'informazione è un'arma a doppio taglio, perchè rivela le luci, però anche gli occhi scuri della realtà. Però l'informazione è un bene pubblico e non possiamo sostituirla con l'opportuna informazione permessa, con l'informazione virtuale, con l'informazione-propaganda o l'informazione conveniente, l'informazione con le pinze, o come la si vuole chiamare. L'informazione è informazione.
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Il cubano deve partecipare attivamente, proporre ed essere considerato, soppesare il bene e il male, per rafforzare la rivoluzione. Di sicuro non parlerò dei giornalisti, alcuni che osano di più, altri più stanchi e conformisti. Nella misura in cui esiste questo modello di politica informativa restrittiva e controllata, aumenterà di più il disincanto e l'ibernazione dei nostri professionisti. E senza informazione, senza partecipazione del soggetto storico, è impossibile cementare coscientemente un socialismo più pieno e democratico.
Dopo tutto questo, non tagliamoci le vene. Il giornalista rivoluzionario deve continuare le sue battaglie quì e là. Se ti chiudono una porta, quella può essere la notizia.
Un approccio alternativo ai fenomeni di chiusura viene da altre fonti non istituzionali, non viene dall'alto, ma dalle persone, che sono il fondamento di questa rivoluzione. E bisogna farlo con impegno e serietà.
Juventud Rebelde ha raggiunto una buona reputazione nella lotta dei cubani contro i demoni dell'informazione sequestrata. Dobbiamo tornare indietro?
Questa è la sfida per la nuova gestione di questo quotidiano, che anche se non si sà, siamo tutti noi.
Davvero stupefacente! Se giornalisti ufficiali si spingono così oltre nel recriminare più libertà d'informazione i casi sono:
o Rodriguez è un contro-rivoluzionario infiltrato nel giornale al servizio degli USA;
o si prevedono cambi macroscopici all'interno della stampa ufficiale;
o siamo davvero alla goccia che farà traboccare presto il vaso dell' "Assenzio del regime".
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