24 gennaio 2009

Vivere a Cuba: buttare il divano dalla finestra o buttare la finestra?

da Octavo Cerco foto Claudio Fuentes Madan
Al margine di quello che può significare entrare in un aula senza nessuna conoscenza pedagogica necessaria per saperla gestire, il fatto di avere, come colmo, lacune accademiche, già lo rende patetico. Se invece le si somma un televisore acceso che sostituisce il lavoro del professore, mi mancano gli aggettivi, entriamo nel regno dell'assurdo.

I maestri emergenti e i lavoratori socicali che conosco sono disperati: con 7 anni di servizio sociale obbligatorio, andando ovunque ti mandino, senza le condizioni per lavorare, confrontandosi con adolescenti marginali che non si possono gestire, a loro volta adolescenti e con un programma assurdo: la Rivoluzione ha deciso di dare loro la responsabilità di insegnare quello he sanno.

La conseguenza? Le esigenze dell'apprendimento e il livello accademico degli alunni stanno a terra, i professori depressi, studenti con gravi problemi di condotta e professori con gravi problemi di autocontrollo e un televisore che cerca di insegnare quello che il maestro non sa.
C'è anche chi si prepara e cerca di insegnare quel poco che può , però no: non può spegnere il televisore, perchè non è il "capo" dell'aula, il capo è quello che parla impassibile da dietro lo schermo e che decide le leggi e che dice quando si può passare all'argomento successivo.

In alcuni casi la minaccia con un coltello o con una sedia per romperla in testa ai discepoli fanno parte del processo di apprendimento.
C'è chi insegna ad una scuola superiore intera e anche se colpisce con un pugno un alunno, cosa si può fare se non c'è nessun altro con cui dividere l'enorme mole di lavoro.

Gli alunni che estraggono un coltello a scuola vengono trasferiti in un'altra scuola, i maestri che colpiscono gli alunni a pugni o con le sedie vengono a loro volta trasferiti in un'altra scuola.

Come dice un detto popolare: un uomo torna a casa e trova sua moglie con un'altro stesa sul divano facendo sesso, disperato l'uomo butta il divano dalla finestra.
Buttiamo tutti i divani dalla finestra, poi buttiamo tutto quello che abbiamo in casa, infine buttiamoci anche noi dalla finestra e vediamo che succede!
In ogni caso il Governo ci protegge: quello che più ha fatto questa rivoluzione è stato buttare i divani, invece di chi vi era seduto.

3 commenti:

Hernan Rodriguez ha detto...

hola rob: interesante argumento,vorrei sapere di più.saludos de CAFFE COLAO

Anonimo ha detto...

Ciao Roberto.

L'argometo è un pò più compolesso.
Vivere a Cuba è vivere!
Quando si parla di disastri sociali messi in moto dall’educazione CRISTIANA o da repentini cambiamenti economici che incidono sulla IDENTITA' CUBANA, non bisogna immaginare che domani mattina masse di cubani affamati scendono in piazza a spaccare tutto. Anche se i loro politici si alimentano da questa immagine fanciullesca, non è così che funziona. Quando il disastro sociale, educazionale od economico viene fatto, non se ne scorgono i segnali nella conflittualità, ma si scorgono i segnali nel dolore e nella sofferenza delle persone che vedono la loro situazione socio-economica modificare. Il dolore della modificazione di stato soggettivo è il segnale della crisi. Questa modificazione avviene nell’ambito del singolo soggetto.
Claudio

Anonimo ha detto...

este comento me gusto , bravo asi se3 defiende nuestro pais viva cuba la isla bonita....