11 gennaio 2009

La politica di Cuba: Raul Castro pronto a liberare i dissidenti se gli USA rilasciano i "5 eroi"

Raul Castro, come «gesto» di buona volontà per far partire sul binario giuste le relazioni con il nuovo presidente USA Barak Obama, intende offrire la liberazione dei dissidenti cubani in cambio del rilascio dei 5 prigionieri cubani detenuti negli Usa.

Castro, durante la sua visita in Brasile del 18 Dicembre, si è detto pronto a «lasciare andare (i dissidenti) con le loro famiglie e tutto il resto ma - ha chiesto in cambio
- ci diano indietro i nostri 5 eroi. Sarebbe un segnale (di apertura) da entrambe le parti», ha spiegato il presidente, riferendosi ai cinque cubani accusati di spionaggio che si trovano nelle prigioni americane. Il dipartimento di Stato Usa, dove siede ancora Condoleezza Rice, ha deciso di respingere l'offerta di uno scambio di prigionieri avanzata da Raul Castro, anche se il presidente cubano ha indirizzato l'offerta al presidente eletto Barack Obama e non all'amministrazione attuale.

«Lo abbiamo già detto - ha ribadito Castro al termine di un pranzo con il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula Da Silva - Siamo disposti a parlare con il signor Obama dove e quando lui decida, ma in assoluta uguaglianza di condizioni, e senza la minima ombra sulla nostra sovranità nazionale».

In un discorso pronunciato durante il ricevimento, il presidente Lula ha ripetuto la sua opposizione all'embargo statunitense che, ha detto, «non ha fondamento politico o morale».

7 commenti:

GaviotaZalas ha detto...

Raul lascia andare i prigionieri politici cubani e settimane dopo gli arresta magari una altra volta, invece gli spie cubani a EU saranno liberi davvero una volta arrivati.
Forse Raul debba promettere che non ci saranno Più prigionieri politici a Cuba e cosi cominciamo a capirci,,,ma e una mia opinione.
Ma tutto me pare molto utopico,,,forse ho perso gli ottimismo con il governo della Avana.
saluti

Anonimo ha detto...

capisco la preoccupazione di gaviotazalas, ma dalle dichiarazioni di raul all'attore sean penn ad ottobre e ai giornalisti della cumbre dei paesi latinoamericani, in brasile, a dicembre, sembra di capire che per il governo cubano, se gli usa accettano lo scambio prigionieri politici- 5 eroi, i dissidenti dovranno andare negli usa.Meglio negli stati uniti-dico io- che a cuba in carceri per niente salutari.

GaviotaZalas ha detto...

grazie Nino, per la spiegazione non sapevo che la proposta del Ruali fosse quella di inviare i dissidente a EEUU, allora,,vuole dire que Rauli non ha capito niente di loro, le Unihe persone libere a Cuba sono propio quelle adesso in prigione,-bella paradoja-perche sono le uniche che hanno preferito vivere in prigione a cambio di essere coherente e fedele a la voglia de vedere CUBALIBRE.
A questo punto la proposta di Rauli e altra delle sue cretinate, dovrà chiedere ai prigioneri come minimo si vogliono andarsene, si e come immagino, stiamo qua a parlare di UTOPIE.
saluti e buona domenica

Anonimo ha detto...

non credo che la proposta di raul agli usa sia una cretinata, è un modo realista per mandare via dissidenti non graditi- 207 in base alla commissione dei diritti umani di cuba- e ricevere invece coloro che il governo cubano ritiene eroi. Se gli usa accettassero, sono convinto che molti dissidenti, che sono stati condannati a qualche lustro di pena, accetterebbero, altri, con meno anni da scontare, rifiuterebbero.

Roberto Ferranti ha detto...

Credo che le posizioni dure debbano cessare da ambo i lati. E' innegabile che i dissidenti a Cuba stiano passando una assurda condanna, contraria a ogni diritto umano. Però è il momento di dialogare e costruire, se Raul li rilascia in cambio dei 5, che vadano negli USA se vogliono, o che restino se vogliono essere "presenti", però se ci basiamo sempre e soltanto con quello avvenuto nel passato (e nel presente) le rivendicazioni non cesseranno mai. Iniziamo ad aprire uno spiraglio, soprattutto perchè Cuba non diventi un museo a cielo aperto, dove le persone che valgono emigrano, e chi resta si tramuta in statua di cera. Le cose cambiano continuamente, Cuba necessita di un metodo e di un tempo "cubano", voler "cambiare" deve significare "ammorbidirsi" (anche se in alcuni casi è difficile), senza il dialogo l'alternativa è lo scontro, e non vogliamo una Gaza nei caraibi.

GaviotaZalas ha detto...

Penso che il fatto di mandare via a chi non pensa como loro e un atto di Tirani, la cosa bella sarebbe avere il coraggio di fare di Cuba un paese democratico dove la gente impare a dialogare e convivere incluso quando la pensa di modo diverso.
Non stanno in carcere per niente i dissidente stanno per difendere quello in lo che credono, forse a alcuni li e difficile capire questo premessa, credi che Jan Palach si do fuoco per niente?!!! Che pena che nel mio colto i preparato paese tanti non sappiano chi e JAN PALACH,,,
Robert sei bravo a crederci nel futuro di Cuba e nel cercare un punto di incontro, io faccio fatica a imaginarlo fino che si dicano certe cose.

saluti

Roberto Ferranti ha detto...

Io capisco la tua rabbia, che in parte condivido, tu sei sicuramente più coinvolta di me, è la tua terra natia. Sai anche quanto io sono solidale con la dissidenza dell'isola, ma credo che gli atti di forza non risolveranno niente. C'è troppa indifferenza tra il popolo cubano sull'isola, senza partecipazione popolare le cose non cambiano velocemente. E poi oggi una nuova "rivoluzione" interna, soprattutto se guidata dagli USA (cosa molto improbabile senza Bush) è troppo insensata per chiunque, per i cubani sull'isola in primis. L'unica alternativa è un dialogo, anche se difficile, forse contraddittorio con chi reprime quotidianamente la dissidenza, ma è l'unica via, che con l'aiuto della politica internazionale, forso può essere più vicina di quanto sembra. Con affetto Rob