06 dicembre 2008

Vivere a Cuba. non c'è più niente

di Ivis da Memorias de una cubanita

Quando arrivo a Cuba, tutto mi sembra così precario… non lo posso evitare. Chiamatemi consumista, ma è sicuro, alle cose buone uno si abitua subito.
Vivere a Cuba è difficile senza solsi, molto difficile, w paradossalmente lo è anche con i soldi. I supermercati (incluso quelli in moneta convertibile) sono male assortiti e per trovare tutto quelle che serve, è necessario passare da un supermercato all’altro e sopportare le code, cosa che mi causa più indignazione: la coda per revisare la borsa, non fanno passare nessuno con una borsa, visto che il furto è uno sport nazionale.

Il supermercato attira l’attenzione per la quantità di lavoratori che, lentamente, con indolenza, cercano di organizzare la coda. Il tempo qui è lento, e io perdo la pazienza costantemente. Sono ammalata di velocità. Però non potendo fare altro, osservo, mi adatto al “tumbaito” (modo di fare) cubano, così, piano piano, che il modo migliore per godere del tutto, con senso dell’umorismo.
L’umorismo cubano è epidermico (troppo), sano, e questo mi conforta, per tutto c'è un modo di dire, per tutto una frase di consolazione.

Se tiriamo il conto di quante volte in un giorno si può ascoltare la frase “non c’è male che non venga per un bene”, sono sicura che ci sarebbero delle sorprese.
Conformismo, pazienza, compassione e senso dell’umorismo sono attributi imprescindibili per vivere a Cuba. E “no se puede” (non si può), la frase che più si sente qui.
“La cosa està mala” (la cosa è difficile), altra cantilena, veramente difficile, profondamente, sarà difficile cambiare questa abitudine, in tutto questo, godiamo, perché “no hay mas nà” (non c’è più niente).

1 commento:

Anonimo ha detto...

vorrà dire che quando tornerà a cuba porterà con sè alcune cose. Sicuramente dovrà portare dei pesi a cui non è abituata, ma, se vuole le sue comodità, un poco dovrà soffrire.