13 Settembre 2008
Il metereologo principale della televisione cubana, José Rubiera, ha annunciato che nessuna nuova tormenta tropicale o uragano si è formata nell’Oceano Atlantico. Un sospiro di sollievo ha attraversato oltre centoundicimila chilometri quadrati di questa Isola. Almeno per qualche giorno, la pista per cicloni nella quale ci siamo trasformati si prenderà una pausa. Non si sono dissipate, con questa notizia climatologica, la pena e l’ansia che proviamo davanti all’immediato futuro. Nonostante il trionfalismo che mostrano i nostri telegiornali, dove si parla di un “uragano di recupero”, noi cubani siamo molto preoccupati.
Da una parte, finiscono di sfumare tutte le illusioni di chi sperava in una ripresa economica nei prossimi mesi. Ci stiamo salutando persino da alcuni prodotti come la banana, il mango, l’avocado, i tuberi (1) e gli agrumi che impiegheranno anni per ritornare ai loro - già elevati - prezzi attuali. Dopo quattro giorni senza elettricità e senza fornitura di acqua, gli abitanti dei 144 appartamenti del mio edificio attendono una somministrazione gratuita di acqua potabile e la distribuzione sovvenzionata di pasti confezionati. Alcuni hanno già gridato dai balconi il loro anticonformismo, al quale io ho risposto con un provocatorio: “Viva Raúl!” che quasi mi è costato un linciaggio.
Neppure il mercato in pesos convertibili, con i suoi prezzi aumentati, dà sollievo alla domanda degli avaneri disperati. L’uragano Ike ha messo in maggiore evidenza le profonde differenze sociali tra coloro che possono disporre di una riserva alimentare, tavole di legno e radio a batterie e coloro che dipendono esclusivamente dalla gestione ufficiale. I precedenti di come si esaurisce con il trascorrere dei mesi l’aiuto statale alle vittime dei disastri naturali, fanno sì che le persone non vogliono promesse, ma soluzioni immediate. La voracità per prendere adesso ciò che domani forse non si verrà più offerto ha provocato una rissa tra gli abitanti di un paese della provincia di Pinar del Rio per assicurarsi le 100 tegole di asbesto cemento (eternit) distribuite da un camion.
Manca l’umiltà in coloro che dovrebbero fare tutto il possibile per lasciar entrare gli aiuti umanitari a Cuba. Un provvedimento molto ben accolto sarebbe che la Dogana Nazionale liberasse dalle imposte tutti i chilogrammi di medicinali, biancheria e generi alimentari che i familiari emigrati volessero portare sull’Isola. Tuttavia, al posto di questo, noi cubani ci svegliamo in mezzo al ciclone con un aumento del prezzo del combustibile e di alcuni prodotti di prima necessità. Si rifiutano gli aiuti senza ascoltare l’opinione popolare e si permettono sopralluoghi di alcuni, negando contemporaneamente ad altri di fare la stessa cosa. L’immagine di un militare venezuelano arrivato a Cuba per fare “un’ispezione dei danni” - parole testuali - contrasta con le smancerie per accettare qualcosa di simile dai paesi dell’Unione Europea (con eccezione di Spagna e Belgio) o dagli Stati Uniti.
Le domande del momento sono: quale è la priorità del governo cubano: i principi politici o la tranquillità di chi ha perso tutto? Cosa privilegia il governo nordamericano: eseguire la condizione formale della ispezione, o che giunga l’aiuto ai danneggiati? Noi cittadini vogliamo sperare che i due governi si mettano d’accordo. La diplomazia popolare può portare la sorpresa di agire più rapidamente e con maggior efficienza.
Nota del traduttore
(1) Traduco lo spagnolo viandas con l’italiano tuberi, ma non è molto corretto, per lo meno non è del tutto esaustivo. A Cuba si definiscono viandas non solo i tuberi, ma anche la banana grande, chiamata plátano vianda. Secondo Leonardo Mesa, che sulla situazione cubana la pensa diversamente da me e da Yoani, ma come consulente tecnico è formidabile, forse è meglio andare per esclusione. Vianda è tutto quello che serve per cucinare stufati di carne o pesce, escludendo frutta, verdure, ortaggi, spezie. Viandas sono gli alimenti che danno sostanza anche se bolliti da soli, per questo molti considerano viandas persino il mais e il chayote, anche se il significato più corretto ricomprende solo i tuberi più la banana (da usare verde). In Spagna abbiamo un significato ancora più generico, che include carne e pesce, per dire che (scusate il non voluto gioco di parole) è vianda ogni vivanda, ogni cosa cha dà sostentamento e che serve per vivere. (Gordiano Lupi)
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