27 settembre 2008

Vivere a Cuba: voci

di Eva da sin EVAsiòn
Come sempre accade, la incertezza sociale produce “voci”, soprattutto quando c’è carenza di informazioni ufficiali, oppure quando queste informazioni contrastano con la realtà.
E’ così che, le voci, si susseguono più o meno velocemente, almeno qui all’Havana, quotidianamente. Passato il soprassalto iniziale riferito al presupposto aumento dei prezzi nei negozi con valuta CUC, stanno prendendo forza le speculazioni circa la crescente scarsità di prodotti orto frutticoli, la chiusura di molti punti vendita di ortaggi, frutta e verdura in tutta la città a causa della mancanza di prodotti e di una presunta distribuzione regolamentata attraverso i “posti di ortaggi” (tramite la carta di razionamento).

Questa volta il "soggetto" delle ipotesi ha come obiettivo il reale aumento dei prezzi in molti dei luoghi di vendita dei prodotti agricoli e negli spazi vuoti che si vedono in questi stabilimenti. D'altro canto, si tratta di prodotti scaduti, di scarsa qualità, abbattuti dai cicloni, e raccolti da terra, dopo essere stati sradicati dal forte vento e dalle piogge insistenti.
Il che fa pensare chissà cosa succederà quando anche questi prodotti finiranno.

Con il passare dei giorni, nel mezzo del richiamo alla “recuperazione”, si fa sempre più difficile trovare questi e altri alimenti, come le uova, (passati alla lista popolare di prodotti esotici) il che alimenta ancor di più le voci. Parallelamente sono aumentati i prezzi, anche se , si dice, i controlli degli ufficiali del governo sono più serrati, e sono severi con chi aumenta ingiustificatamente i prezzi dei prodotti. In alcuni casi viene anche chiuso il negozio per avere commesso questa o quella violazione. Come se questo, oltre ad aggravare la carenza dei prodotti, risolvesse il problema.

Però le voci si affermano su altri elementi. Per esempio, si sa, anche in via non ufficiale, che si è stabilita una disposizione ufficiale che proibisce la circolazione di camion con carichi di generi orto frutticoli, dai vicini paesi di campagna verso la città dell’Havana. I proprietari di camion e furgoni sono stati avvisati che se violeranno queste disposizioni, sia il carico che il veicolo verranno sequestrati dalla polizia dei punti di controllo per accedere alla città. Questa infromazione ni è stata data da un’amica residente nella capitale, quando visitò il suo paese natale in provincia.
Una misura così “naturale”, oltre a violare i diritti dei produttori, rinforza l’ipotesi del ritorno all’assoluto controllo da parte dello Stato sul commercio agricolo.

Per il momento, nonostante si mantenga aperto il commercio, viste le circostanze, nei grandi mercati dell’Havana, come quello di Cuatro Caminos e del Ejido, sono diversi i chioschi che hanno già chiuso, forse per la scarsezza dei prodotti stessi causata dagli uragani, oppure per le limitazioni nel fare entrare in città dai paesi vicini, i prodotti agricoli.
Di sicuro mercoledì 24 Settembre, poco dopo mezzo giorno, i piccoli punti di vendita di prodotti agricoli, situati tra Sitio e Morales, e a Estrella, tra Infanta e Xifrè (nella foto), normalmente centri di grande vendita in centro Havana, erano chiusi, non si sa se temporaneamente o in modo definitivo.

Però si sa che chi capitalizza l’economia, la politica e la società, è responsabile anche di capitalizzare i problemi e di trovare le relative soluzioni.
Una conseguenza dell’annullamento delle capacità dei produttori e dell'eccessiva statalizzazione delle proprietà. Vedremo ora, che la produzione alimentare è diventata per i media una questione di sopravvivenza nazionale, quali saranno le misure alternative che verranno applicate per alleviare la penuria alimentare che si profila.

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