02 settembre 2008

Dissidenti a Cuba: i prigionieri protestano, la dittatura lampeggia

di Marc R. Masferrer da Uncommon Sense
Ho sentimenti contrastanti sull’uso dello sciopero della fame fatto da alcuni prigionieri politici cubani.
La protesta di suicidio, anche con le più nobili intenzioni che la possano muovere, non è mai giusta, a prescindere di ciò che pensiamo sia la determinazione della protesta o il coraggio.
Tuttavia, che altra arma hanno contro la dittatura di Castro, se non la propria vita? La morte, in ogni sua espressione, sembra essere l’unica cosa che il regime capisce veramente.

A volte, la protesta in realtà funziona, come è accaduto di recente quando il prigioniero di coscienza Blas Giraldo Reyes Rodríguez, (nella foto) già ricoverato in ospedale con vari disturbi, ha iniziato una sciopero della fame per protestare per come le autorità trattano lui e sua moglie.

Funzionari negavano a Reyes cibo adeguato e comunicazioni regolari con la sua famiglia, così ha dichiarato uno sciopero della fame. Sua moglie, Isel Las Mercedes de Acosta Obregón, ha iniziato una protesta al di fuori dell’ospedale.

Il giorno dopo, i funzionari hanno permesso a Acosta Obregón di visitare il marito per un paio di minuti. Hanno anche assicurato alla coppia Reyes che sarebbero stati autorizzati a utilizzare per 25 minuti alla settimana il telefono per rimanere in contatto con la famiglia.

Reyes, che ha recentemente perso circa 10 Kili in 15 giorni, probabilmente non ha ancora troppi scioperi della fame da poter fare. Egli soffre di ipertensione, artrite, gastrite cronica, problemi ai reni ed al fegato e le emorroidi, tutti disturbi di cui soffrono troppi prigionieri politici nei gulag di Castro.

Bibliotecario indipendente, Reyes è stato arrestato durante la "primavera nera" del mese di marzo-aprile 2003, e condannato a 25 anni in prigione.

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