Cuba è un paradiso della natura nei sogni della maggioranza degli italiani. Poca industrializzazione, natura esotica e incontaminata, mare splendido. Per chi vive a Cuba la realtà è molto meno poetica. Ce lo spiega Carlos Wotzkow, biologo cubano, attualmente ricercatore di biologia all’università di Berna, fuggito dal regime castrista dopo essere stato emarginato dalla comunità scientifica del suo paese ed etichettato “politicamente inaffidabile”. La sua colpa: non aver accettato di collaborare a un programma di ricerca batteriologica che era in odore di programma militare.
Dottor Wotzkow, in quali circostanze fu licenziato?
Il nostro direttore fu licenziato e con l’arrivo del nuovo, nel nostro centro di ricerca, alla periferia dell’Avana, un edificio, che era usato per lo studio dei pesci, fu ridipinto di bianco (e chiamato “casa bianca”) e reso off-limits. Assistemmo all’arrivo di molte nuove tecnologie in quel centro e iniziarono a spargersi le voci: era un programma volto a infettare acari che solitamente vivono da parassiti in alcune specie di uccelli, le stesse specie che emigrano stagionalmente verso gli Stati Uniti. Mettendo assieme le tre cose (studi su quel tipo di acari, su quel tipo di uccelli e studi sulle migrazioni dei volatili), giungemmo tutti alla conclusione che si trattasse di un piano militare. In venticinque ci rifiutammo di lavorare ancora per il centro. Fu una decisione etica. La scienza deve servire allo sviluppo e al benessere dell’uomo, non a uccidere intere popolazioni, nemmeno quelle considerate “nemiche”.
L’epidemia di dengue, che si diffuse a Cuba nel 1981 e poi nel 2006, è misteriosa e non manca chi accusa gli Stati Uniti per averla deliberatamente diffusa...
La propaganda e la diffamazione contro gli Stati Uniti, l’allarmismo contro un loro ipotetico attacco batteriologico erano già martellanti prima che iniziasse l’epidemia di dengue. Sono degli argomenti che fanno presa soprattutto su coloro che non conoscono la realtà cubana. Il dengue è una malattia tropicale, trasmessa dalla zanzara “aedes aegypti” e può diffondersi in condizioni igieniche precarie. In fatto di igiene, Cuba è una catastrofe. L’ipotesi più probabile è che gli insetti custoditi nel laboratorio Pedro Curie si siano sparsi in giro per l’Avana, tanta è l’incuria nella sicurezza. Il governo non ammetterebbe mai la responsabilità e accusa gli Stati Uniti.
Eppure l’ambiente a Cuba è normalmente considerato un paradiso.
Cuba è un Paese magnifico. Ma in passato era molto meglio. Quando ho iniziato a fare ricerca, negli anni ‘80, attraversavo delle foreste fittissime, in certe zone non riuscivo nemmeno a passare con la macchina. Se si vedono le stesse zone adesso, si trovano solo autostrade. L’area delle paludi di Zapata, una delle più importanti riserve naturali d’America, è stata quasi del tutto deturpata, ne hanno lasciata intatto poco più del 10%. Raul Castro ebbe la brillante idea di ricavare dei campi da coltivare vicino ai centri abitati, per risparmiare sul trasporto dei prodotti agricoli. E questa decisione, una delle più controproducenti del regime castrista, ha contribuito a deturpare la natura. Un altro esempio di scempio della natura è quello che unisce Cayo Coco a Cuba, una zona turistica tra le più frequentate. E’ una strada in pietra rialzata sul mare. I costruttori sapevano già, dopo un esempio di fallimento in Florida negli anni ‘40, che avrebbe danneggiato la fauna locale. Ma non c’erano i soldi per fare ponti ed era molto più facile buttare pietre nel mare. Questo ha interrotto la circolazione dell’acqua. Subito dopo la fine dei lavori, si vedevano masse di pesci morti che galleggiavano sulla superficie. In seguito tutto l’ecosistema locale si è modificato e ha rovinato le foreste sulle rive.
Come è la situazione in fatto di inquinamento?
Chi parla di industrializzazione a Cuba sta solo scherzando. Oggi, più che di industria, si può dire che vi è un grande sfruttamento delle risorse naturali. Uno sfruttamento intensivo e irrispettoso per l’ambiente. L’estrazione di cobalto è un esempio di questa devastazione: si usano attrezzature vecchie e inquinanti. Ma anche l’agricoltura, così come viene gestita a Cuba, comporta l’abbattimento di intere aree boschive. Oltre all’uso scriteriato di pesticidi, basti pensare che le foreste pluviali, per non parlare della Sierra Maestra, sono oggi disboscate al 60%. Le foreste sulla catena di Escambray sono abbattute al 40%, per far attecchire una monocoltura di eucalipti australiani, piante che non hanno un sottobosco in grado di contenere gli allagamenti.
Dottor Wotzkow, in quali circostanze fu licenziato?
Il nostro direttore fu licenziato e con l’arrivo del nuovo, nel nostro centro di ricerca, alla periferia dell’Avana, un edificio, che era usato per lo studio dei pesci, fu ridipinto di bianco (e chiamato “casa bianca”) e reso off-limits. Assistemmo all’arrivo di molte nuove tecnologie in quel centro e iniziarono a spargersi le voci: era un programma volto a infettare acari che solitamente vivono da parassiti in alcune specie di uccelli, le stesse specie che emigrano stagionalmente verso gli Stati Uniti. Mettendo assieme le tre cose (studi su quel tipo di acari, su quel tipo di uccelli e studi sulle migrazioni dei volatili), giungemmo tutti alla conclusione che si trattasse di un piano militare. In venticinque ci rifiutammo di lavorare ancora per il centro. Fu una decisione etica. La scienza deve servire allo sviluppo e al benessere dell’uomo, non a uccidere intere popolazioni, nemmeno quelle considerate “nemiche”.
L’epidemia di dengue, che si diffuse a Cuba nel 1981 e poi nel 2006, è misteriosa e non manca chi accusa gli Stati Uniti per averla deliberatamente diffusa...
La propaganda e la diffamazione contro gli Stati Uniti, l’allarmismo contro un loro ipotetico attacco batteriologico erano già martellanti prima che iniziasse l’epidemia di dengue. Sono degli argomenti che fanno presa soprattutto su coloro che non conoscono la realtà cubana. Il dengue è una malattia tropicale, trasmessa dalla zanzara “aedes aegypti” e può diffondersi in condizioni igieniche precarie. In fatto di igiene, Cuba è una catastrofe. L’ipotesi più probabile è che gli insetti custoditi nel laboratorio Pedro Curie si siano sparsi in giro per l’Avana, tanta è l’incuria nella sicurezza. Il governo non ammetterebbe mai la responsabilità e accusa gli Stati Uniti.
Eppure l’ambiente a Cuba è normalmente considerato un paradiso.
Cuba è un Paese magnifico. Ma in passato era molto meglio. Quando ho iniziato a fare ricerca, negli anni ‘80, attraversavo delle foreste fittissime, in certe zone non riuscivo nemmeno a passare con la macchina. Se si vedono le stesse zone adesso, si trovano solo autostrade. L’area delle paludi di Zapata, una delle più importanti riserve naturali d’America, è stata quasi del tutto deturpata, ne hanno lasciata intatto poco più del 10%. Raul Castro ebbe la brillante idea di ricavare dei campi da coltivare vicino ai centri abitati, per risparmiare sul trasporto dei prodotti agricoli. E questa decisione, una delle più controproducenti del regime castrista, ha contribuito a deturpare la natura. Un altro esempio di scempio della natura è quello che unisce Cayo Coco a Cuba, una zona turistica tra le più frequentate. E’ una strada in pietra rialzata sul mare. I costruttori sapevano già, dopo un esempio di fallimento in Florida negli anni ‘40, che avrebbe danneggiato la fauna locale. Ma non c’erano i soldi per fare ponti ed era molto più facile buttare pietre nel mare. Questo ha interrotto la circolazione dell’acqua. Subito dopo la fine dei lavori, si vedevano masse di pesci morti che galleggiavano sulla superficie. In seguito tutto l’ecosistema locale si è modificato e ha rovinato le foreste sulle rive.
Come è la situazione in fatto di inquinamento?
Chi parla di industrializzazione a Cuba sta solo scherzando. Oggi, più che di industria, si può dire che vi è un grande sfruttamento delle risorse naturali. Uno sfruttamento intensivo e irrispettoso per l’ambiente. L’estrazione di cobalto è un esempio di questa devastazione: si usano attrezzature vecchie e inquinanti. Ma anche l’agricoltura, così come viene gestita a Cuba, comporta l’abbattimento di intere aree boschive. Oltre all’uso scriteriato di pesticidi, basti pensare che le foreste pluviali, per non parlare della Sierra Maestra, sono oggi disboscate al 60%. Le foreste sulla catena di Escambray sono abbattute al 40%, per far attecchire una monocoltura di eucalipti australiani, piante che non hanno un sottobosco in grado di contenere gli allagamenti.
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