13 gennaio 2009

La politica di Cuba: tono pacato per i festeggiamenti dei 50 anni della rivoluzione

Il 1˚ gennaio del 1959 l'entrata dei rivoluzionari di Fidel a Santiago e la fuga del dittatore Batista da Cuba fù la prima pagina del New York Times. Forse solo perché Cuba era parte dell'immaginario tropicale dei lettori americani più raffinati.
Si sono scritte tonnellate di pagine di storia del Novecento in merito alla rivoluzione, quantità che nemmeno Fidel Castro, cinquant'anni fa, avrebbe mai potuto immaginare.

Dopo 50 anni Cuba è ancora la stessa Cuba; Fidel Castro ha governato per quasi 1/2 secolo, e ha un piede fuori dal potere solo per ragioni mediche, il fratello Raúl è presidente e, come il regime ama ripetere, nel frattempo sono passati dieci presidenti americani e cinque Papi.
Più un numero indefinito di tentativi di rovesciare il regime, decine di attentati al "leader maximo", crisi economiche, crisi internazionali al limite della 3° guerra mondiale, persecuzioni interne al dissenso e faide intestine.
La "Revolución" ha tenuto.
L'orgoglio nazionale, l'indipendenza, il confronto con il gigante americano. I temi di allora sono quelli di adesso.
Per un regime che celebra anche il minimo e dimenticato anniversario, il basso profilo di questo 1˚ gennaio è la vera notizia.
Radio e tv citano appena la ricorrenza. Per le strade c'è solo qualche manifesto, non sono state organizzate le solite adunate oceaniche all'Avana o altrove.
Raúl ha parlato il 1° Gennaio dallo stesso balcone dal quale il fratello Fidel proclamò la vittoria con la frase «alla fine, siamo arrivati a Santiago». «La rivoluzione oggi è più forte che mai — ha detto Raul — non ha mai ceduto nemmeno nei momenti più difficili, anche i prossimi 50 anni saranno di lotta permanente».

Tuttavia la celebrazione è stata comunque modesta. Invitati alla cerimonia appena 3000 membri del partito e nessun capo di Stato straniero.
Trasmissione in diretta tv, poi il solito documentario storico.
Da Fidel, alla vigilia, è arrivato un messaggio di appena una quindicina di parole. «A poche ore dal 50˚ anniversario del trionfo, i miei auguri al nostro popolo eroico». Il niente di nuovo, a Cuba, vale anche per l'eterna voglia di sorprendere del suo Líder Máximo.
Le piccole riforme iniziate con Raúl sono già finite. Si dice a causa della ripresa del fratello, che lasciata la stanza d'ospedale, sarebbe tornato a dire i suoi «no» con più convinzione. Ma Cuba ha anche sofferto tre uragani consecutivi e la crisi mondiale batte alle porte.
Anche il disgelo con Washington, eletto Obama, è tutto da verificare.
Non è detto che l'apertura annunciata sia quella che lo stanco regime davvero desideri. L'immobilismo degli ultimi mesi ha fatto perdere la pazienza persino a un fedelissimo del regime, il cantautore Pablo Milanes: «Gli uomini del '59 se ne devono andare, basta con le promesse, non possiamo più aspettare».

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao rob sono tornato dall'avana due giorni fa e, mi piacerebbe tanto raccontarti qualcosa di nuovo, ma lascio fare alla tua immaginazione...!
Una cosa di positivo però l'ho notata e mi fa piacere, ogni bimestre che passa la colonia di italiani residenti all'avana è sempre più folta, pensionati, imprenditori ed anche gente che ha forse capito che trascorrere l'inverno europeo a cuba non fa poi così male..anzi.
E guarda a caso las Paladares habaneras e le discoteche stanno in piedi grazie a gli italiani.
Sul fatto del 50esimo anno della revolucion e perciò che riguarda il ''CAMBIO'' be, penso che chi voglia veramente stare a cuba ma aspetta che qualcosa cambi corre il rischio di portarsi questo auspicio nella tomba senza vederlo realizzato. Non voglio essere disfattista, ma con questo voglio dire che l'unica maniera per far cambiare cuba sia la partecipazione fisica, in primis da parte dei cubani all'estero e poi da tutti coloro che amano cuba.
ps: ti faccio ancora una volta i complimenti per il blog veramente interessante ed essenziale.
CIAO BRANDO

Anonimo ha detto...

a ogni piè sospinto si parla di speranza di cambio a cuba.Ora se si parla di cambi economici, qualcosa è stata fatta con l'inizio della distribuzione delle terre incolte e la eliminazione del limite salariale. Altro sarà fatto a piccoli passi. Se qualcuno invece pensa a cambi politici, si illude inutilmente. Non bisogna essere un genio per capire che non ce ne saranno. Raul continuerà a governare col partito unico, elargendo il bastone e la carota.