Il Giudice Distrettuale degli Stati Uniti James Lawrence King, lo scorso venerdì, ha sostenuto una causa a favore di tre uomini cubani, con la quale denunciano come il governo comunista li ha costretti a lavorare come schiavi virtuali in un cantiere navale sull'isola di Curacao (nelle Antille Olandesi, al largo del Venezuela, con un governo autonomo olandese).
Il Giudice Distrettuale ha stabilito che la “Curacao Drydock Co”, compagnia con sede nelle Isole Antille Olandesi, non ha rispettato le scadenze imposte dalla corte ed ha abbandonato il caso. King deve solo decidere l’ammontare del risarcimento dei danni a favore dei cubani.
"Il Tribunale rileva che i difensori degli incriminati hanno abbandonato il caso disobbedendo all’ordine dellla corte". King ha scritto nella sua decisione.
I tre uomini cubani, tutti residenti oggi negli Stati Uniti - Alberto Licea Justo Rodriguez, Fernando Alonso e Luis Hernandez Alberto Casanova Toledo - rivendicano che nel 2006 il governo di Cuba li ha obbligati, insieme ad altri cittadini cubani, a lavorare per il cantiere navale Curacao, per rimborsare un debito del governo cubano.
Hanno detto che sono stati vittime di un complotto in cui Cuba ha fornito a basso costo, lavoro forzato in cambio di una valuta forte cercata disperatamente dal governo comunista dell’'Avana.
Lavoravano per lunghe ore in condizioni infernali, gli erano stati confiscati i passaporti e sono stati costretti a guardare senza fine alcuni video dei discorsi dell’ex Presidente cubano Fidel Castro.
I tre scampati alla fine sono stati autorizzati a rimanere negli Stati Uniti, dove generalmente i cubani sono autorizzati a rimanere se raggiungono la terra ferma provenienti dal mare.
I responsabili del cantiere navale Curacao ha ammesso molte delle accuse esposte in tribunale, ma hanno cercato di trasferire il caso a Curacao, un auto-governo olandese nell’isola delle Piccole Antille al largo della costa del Venezuela.
Quando questi sforzi sono falliti, il cantiere navale ha licenziato il suo team legale negli Stati Uniti. Attualmente non ha alcun avvocato negli USA, e un avvocato della vecchia squadra non è rintracciabile.
"Ci sono fatti indiscutibili di come questo assurdo lavoro forzato era gestito", ha detto Miles Seth, un altro avvocato incaricato dai tre cubani.
La questione di quanto i tre uomini devono ricevere come danni, verrà decisa in un processo fissato per il 17 novembre. Gli avvocati dei tre hanno affermato Venerdì che la loro richiesta di risarcimento danni al cantiere sarebbe nell’ordine di milioni di dollari.
"Devono pagare a questi tre uomini ciò che è dovuto loro, o sarà difficile, se non impossibile, per il cantiere, fare affari negli Stati Uniti.“ Ha detto l’avvocato Giovanni Andres Thornton.
Il governo di Cuba, ora presieduto da Raul Castro, non è stato parte del caso e non ha mai risposto alle accuse di schiavitù. Ma Tomas Bilbao, direttore esecutivo del no-profit Cuba Study Group, ha dichiarato che il caso mette in evidenza una prassi comune del governo cubano di inviare cittadini a lavorare in altri paesi come lavoratori forzati.
"Stiamo parlando di appena tre lavoratori cubani. Ma essi rappresentano decine e decine di altri lavoratori senza nome", ha detto Bilbao. "Il governo cubano tratta i propri lavoratori come una merce."
Il Giudice Distrettuale ha stabilito che la “Curacao Drydock Co”, compagnia con sede nelle Isole Antille Olandesi, non ha rispettato le scadenze imposte dalla corte ed ha abbandonato il caso. King deve solo decidere l’ammontare del risarcimento dei danni a favore dei cubani.
"Il Tribunale rileva che i difensori degli incriminati hanno abbandonato il caso disobbedendo all’ordine dellla corte". King ha scritto nella sua decisione.
I tre uomini cubani, tutti residenti oggi negli Stati Uniti - Alberto Licea Justo Rodriguez, Fernando Alonso e Luis Hernandez Alberto Casanova Toledo - rivendicano che nel 2006 il governo di Cuba li ha obbligati, insieme ad altri cittadini cubani, a lavorare per il cantiere navale Curacao, per rimborsare un debito del governo cubano.
Hanno detto che sono stati vittime di un complotto in cui Cuba ha fornito a basso costo, lavoro forzato in cambio di una valuta forte cercata disperatamente dal governo comunista dell’'Avana.
Lavoravano per lunghe ore in condizioni infernali, gli erano stati confiscati i passaporti e sono stati costretti a guardare senza fine alcuni video dei discorsi dell’ex Presidente cubano Fidel Castro.
I tre scampati alla fine sono stati autorizzati a rimanere negli Stati Uniti, dove generalmente i cubani sono autorizzati a rimanere se raggiungono la terra ferma provenienti dal mare.
I responsabili del cantiere navale Curacao ha ammesso molte delle accuse esposte in tribunale, ma hanno cercato di trasferire il caso a Curacao, un auto-governo olandese nell’isola delle Piccole Antille al largo della costa del Venezuela.
Quando questi sforzi sono falliti, il cantiere navale ha licenziato il suo team legale negli Stati Uniti. Attualmente non ha alcun avvocato negli USA, e un avvocato della vecchia squadra non è rintracciabile.
"Ci sono fatti indiscutibili di come questo assurdo lavoro forzato era gestito", ha detto Miles Seth, un altro avvocato incaricato dai tre cubani.
La questione di quanto i tre uomini devono ricevere come danni, verrà decisa in un processo fissato per il 17 novembre. Gli avvocati dei tre hanno affermato Venerdì che la loro richiesta di risarcimento danni al cantiere sarebbe nell’ordine di milioni di dollari.
"Devono pagare a questi tre uomini ciò che è dovuto loro, o sarà difficile, se non impossibile, per il cantiere, fare affari negli Stati Uniti.“ Ha detto l’avvocato Giovanni Andres Thornton.
Il governo di Cuba, ora presieduto da Raul Castro, non è stato parte del caso e non ha mai risposto alle accuse di schiavitù. Ma Tomas Bilbao, direttore esecutivo del no-profit Cuba Study Group, ha dichiarato che il caso mette in evidenza una prassi comune del governo cubano di inviare cittadini a lavorare in altri paesi come lavoratori forzati.
"Stiamo parlando di appena tre lavoratori cubani. Ma essi rappresentano decine e decine di altri lavoratori senza nome", ha detto Bilbao. "Il governo cubano tratta i propri lavoratori come una merce."
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