10 maggio 2008

La capitale di (tutti?) i cubani

Ho venti minuti per arrivare al Parco Centrale sino ad una piccola galleria nei pressi della Piazza Vecchia, dove un amico espone i suoi quadri. Se cerco di seguire a piedi mi perdo parte del discorso inaugurale del pittore naif e non me lo perdonerebbe.

Catturo un ciclo risciò (bicitaxi) e porgo i dieci pesos al ciclista per andare a tutta ruota. Mi guarda con gioia visto il mio peso di poche libbre […]

[…] Mi chiede : "Sei dell'Avana?" Confermo la mia origine di cittadina, mi guarda con occhi avidi e dice: "Io sono di Guantánamo. Sto cercando qualcuno che si sposi con me e che mi possa così (dare la residenza) inserire nella registrazione della carta di identità. Sei single? "

La proposta così diretta mi lascia stravolta. Gli voglio spiegare che ho già un fidanzato, che non possiedo una proprietà in cui iscriverlo e salvarlo così dalla deportazione. Gli voglio chiarire che il mio quartiere è molto vicino a quella torre a forma di tronco di lecca-lecca che ospita il potere, il chè rende estremamente complicato poter domiciliare una nuova persona nel quartiere.
Tutti gli argomenti per il rifiuto alla sua proposta di matrimonio li riassumo con: "Non posso".

L'uomo mi guarda come se lo stessi condannando al centro di detenzione "illegali" per il quale è già passato. Lo stesso sito in cui gli autobus partono ogni settimana per l'estradizione, insieme con un ammonimento scritto per quelle persone "senza documenti" a L'Avana. Il suo sguardo mi fa sentire in colpa per essere nata in questa città[…]

Sto per cambiare idea e sposare lui, ma siamo arrivati presso la sede della mostra e il mio amico pittore mi salva dall’anello di nozze.

Di Yoani Sanchez sul blog Generaciòn Y

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