Pubblico un commento al mio post su l'arresto di "Panfilo". Molto più coinvolgente del mio scrivere secco, forse troppo distaccato, anche se in realtà sento nelle viscere queste assurde ingiustizie.
Ma non sono uno scrittore, sono un regista, le frasi evocano in me immagini che mi travolgono, mi fanno arrabbiare, anche se non sono nato a Cuba, le mie cellule mi spingono a fare quello che sento e a dire quello che penso.
Ma non sono uno scrittore, sono un regista, le frasi evocano in me immagini che mi travolgono, mi fanno arrabbiare, anche se non sono nato a Cuba, le mie cellule mi spingono a fare quello che sento e a dire quello che penso.
La blogosfera cubana dovrebbe indignarsi, con la stessa forza con cui ha sostenuto Gorki, ma un ubriacone non è considerato un "artista", è solo un "borracho", anche se è uno dei pochi con il coraggio di gridare quello che non si può più ignorare: "Jama!"
Grazie Alejandro Torreguitart Ruiz e grazie Gordiano Lupi.
Un uomo di nome Panfilo
Me lo dice sempre mia madre che uno di questi giorni succederà anche a me se non la smetto con questo vizio di scrivere.
“Hanno messo dentro un ubriacone, uno che non faceva niente, non lavorava da dieci anni…” protesta mio padre.
Il vecchio è sempre pronto a difendere chi ci governa, pure se la condanna viene da un processo a porte chiuse e l’accusa non cambia mai: pericolosità sociale preventiva.
“Non capisco mica. Ti arrestano se pensano che puoi essere pericoloso?”
“No. Vuol dire che arrestano individui con caratteristiche tali da rappresentare un pericolo”.
“E io non ho detto la stessa cosa?”
Mi sa di no. Sono le sfumature che mi fregano…
Lascio stare mio padre, tanto non lo convinco. Tra me e lui sono passate troppe generazioni e io me la dico meglio con la Y, pure se porto un nome come Alejandro. Ho fatto trent’anni da poco, per me la Sierra sta sulle pagine dei libri ma la realtà brucia sulla pelle.
Il vero nome di Panfilo è Juan Carlos Gonzalez Marcos, quarantotto anni portati maluccio, ora come ora disoccupato, ex macchinista nella flotta navale di pescatori cubani e subito dopo nelle Truppe Speciali del Ministero degli Interni. Per bere beve, c’è poco da fare, ma mica fa discorsi da ubriaco, per quelli bastano Speedy Gonzales e il compare Meo Porcello. Panfilo dice quello che pensiamo tutti, ma diventa famoso per come lo dice. Interrompe il reportage sul reggaeton di America TeVe canale 41, che trasmette da Miami, non dovrebbe arrivare a Cuba, ma un sacco di gente la vede. Misteri di un’isola dove tutto è vietato ma si trova sempre il modo di fare. Panfilo grida: “Quello che manca è la roba da mangiare!”. No, non sono parole da ubriaco, pure se barcolla dalla quantità di rum che s’è bevuto, magari fatto in casa, cispes de trén, spaccabudella infame.
Panfilo diventa una star. Mi dicono gli amici che in qualche modo frequentano la rete, che il suo numero da ballerino ubriaco si trova su tutti i siti che parlano di Cuba. C’è chi ha fatto un montaggio con Raúl mentre afferma: “Quello che manca è la roba da mangiare!”, solo che dal microfono esce la voce di Panfilo. Panfilo è una star del reggaeton, balla con stile da ubriaco, ma sono le parole che contano, mica la musica e i movimenti osceni…
La televisione di Miami lo trasforma in un personaggio e questo mica lo voleva, povero Panfilo, ché subito l’accusano d’essere stato pagato e magari fosse vero, così saprebbe cosa mangiare, invece ha avuto il coraggio di dire ciò che sussurriamo tutti, il famoso coraggio da pinta di rum. Panfilo se lo sono arrestato dopo l’intervista, proprio dopo un balletto a base di reggaeton eseguito sul Malecón, ubriaco perso, mentre gridava che era in pericolo, che aveva fame, che a Cuba non c’è niente da mangiare e lui temeva l’arrivo della polizia. E la polizia è arrivata il 4 agosto, puntuale come una cambiale in scadenza, se lo sono portato in galera e l’hanno processato a porte chiuse. Due anni di prigione, s’è beccato il povero Panfilo, per pericolosità sociale preventiva, lui è meno famoso di Gorky, non se l’è cavata a buon mercato.
E io sono qui che ascolto mia madre, leggo Yoani Sánchez di nascosto, ripeto a mente frasi di Martí. Essere ubriachi per essere liberi, suonerebbe proprio bene, quasi meglio dell’originale, ma adesso forse non è così vero. Neppure la follia ti salva dalla galera.
Alejandro Torreguitart Ruiz
L’Avana, 14 agosto 2009
Traduzione di Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
2 commenti:
Su www.lastampa.ity/generaciony l'ultimo post di Yoani tradotto.
Lupi
esta historia es muy triste, y penosa.
Gracias Rob, tu no bajas la guardia!!
saludos desde Vicenza
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